giovedì 7 febbraio 2019

RESISTERE



“Così è diventato il nostro mondo: la pubblicità ha preso il posto della letteratura, gli slogan ci colpiscono ormai più della poesia e dei suoi versi. L’unico modo di resistere è ostinarsi a pensare con la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore.” 
Tiziano Terzani
Sabato due febbraio davanti al municipio di Castelbuono, eravamo pochi, forse neanche trenta. Pochi a condividere un momento importante, aderire alla mobilitazione spontanea “L’Italia che resiste”. Eravamo poco sì. Qualcuno ha anche detto, senza neanche crederci tanto, “pochi ma buoni”. Non era una sagra, non c’era nulla da mangiare, c’era una linea che interessa tutti, anche quei mille che non c’erano. Qualcuno ha anche fatto molta ironia contro di noi. Menti che sanno solo di pochezza. Esserci e resistere appunto, contro la deriva autoritaria e lontana dall’umanità che sta prendendo la nostra sbandata Italia. Eravamo pochi ad ascoltare le parole di Don Milani, dell’Eneide di Virgilio. Pochi ad ascoltare la testimonianza della pasionaria dell’A.N.P.I. Eravamo pochi a pensare con la nostra testa, a uscire da casa a un’ora improponibile, per esserci e testimoniare. Abbiamo ascoltato le parole di chi quel viaggio tormentato l’ha fatto ed è tutto nei suoi occhi. Abbiamo lottano contro ciechi pensieri, contro menti avvolte nell’odio portando parole di coraggio e lealtà. Sì, perché ognuno ha i suoi diritti, le proprie fatiche, le tante stanchezze, ma questo non vuol dire chiudere gli occhi rispetto a chi ha bisogno. Eravamo pochi a difendere la dignità, la natura che ci vuole diversi solo esteticamente, ma uguali eticamente. Tornando a casa ci siamo chiesti, perché non c’erano quelli che organizzano e onorano la Giornata della memoria, dove erano finiti quelli che ricordano la Giornata contro la violenza sulle donne, tutti quelli che su Facebook aderiscono alla Giornata mondiale della gentilezza. Noi eravamo lì e avevamo bisogno di voi, del vostro conforto, delle vostre parole, anche dei vostri silenzi. C’è bisogno di testimoniare da che parte stare, accanto a chi vogliamo camminare. Oggi non abbiamo bisogno di tempo, dobbiamo imparare a parlare di frontiere e non più di confini. Abbiamo bisogno di rispetto e che esso diventi educazione permanente. Eravamo pochi, ma eravamo lì non con la resilienza, concetto che sottintende una certa sottomissione, no, noi eravamo lì come nuova resistenza civile. Qualcuno ha detto che siamo e possiamo essere lievito, ma per avere fortuna, quei mille che non c’erano, devono uscire dalle loro case, venire e ascoltare parole di dignità. Ognuno ha la sua parte in questa tremenda odissea contemporanea, c’è bisogno di persone amiche. Abbiamo bisogno di imparare l’amore e lo stare insieme. E come diceva Terzani, “ L’unico modo di resistere è ostinarsi a pensare con la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore.” 


 

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