lunedì 22 aprile 2019

Pensare e dire


“ Gli uomini saggi sono sempre veritieri sia sulla loro condotta, sia nei loro discorsi. Non dicono tutto quello che pensano, ma pensano tutto quello che dicono”.
Lo scrittore tedesco del settecento, G.E. Lessing,  nel suo “Manuale di morale” ha inserito questo monito molto suggestivo che potremmo sintetizzare nel seguente modo:
“Il sapiente pensa tutto quello che dice, lo stupido dice tutto quello che pensa”.
Queste parole sembrano state scritte oggi. Basta, infatti, accendere la televisione, assistere a un comizio  e ascoltare certi dialoghi che ci vengono “somministrati” come pillole quotidiane, per scoprire come domini in maniera molto evidente il senso di questa frase. Una valanga di stupidità, di chiacchiere, di pensieri fatui eruttano da una interiorità sempre più prossima ad identificarsi con la superficie, con l’esteriorità. Manca del tutto la sincerità, l’essere quello che si è. Tutto è spalmato nei social dove sono esibiti “trofei” e dove tutto diventa un “traguardo” anche se effimero. La ricerca ossessiva dei mi piace ha spostato ogni tipo di comportamento dall’etica all’estetica. Non ci sono più contenuti e ragionamenti.
Tuttavia c’è una  esibita sincerità che si manifesta volutamente, come ingenuità  divenendo visibilmente dabbenaggine.  Questa finta “sincerità” è immaturità, imprudenza, stupidità vera e propria. In questa chiave vale la lezione dello scrittore Lessing: essere “veritieri nella condotta e nei discorsi” vale solo quando si hanno una formazione e una ricchezza interiore, ossia quando si è saggi. Altrimenti è solo un “espettorare”  banalità, insulsaggini, scemenze e volgarità.
Il pensare e il dire sono, quindi, correlati, e senza un autentico e sostanzioso pensiero il silenzio è d’oro. E se è vero che abbiamo bisogno di silenzio e non di false sincerità, abbiamo anche bisogno di parole che siano vere, dense di cultura e di memoria storica. Abbiamo la necessità, quasi vitale,  di uomini preparati che sappiamo usare la mente e la lingua all’unisono.  Che insegnino non che urlino. Non abbiamo bisogno di chi ride, ma di chi pensa, perché  spesso il riso abbonda nella bocca dello stolto.

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