martedì 28 gennaio 2020

Quando c'era Berlinguer

"Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo per uno"
Berlinguer

Giorni densi di importanti e significative commemorazioni. L’assassinio di Piersanti Mattarella, l’anniversario della morte di Berlinguer e quella che ci riguarda più da vicino, di Gino Carollo. Le varie testimonianze e la storia stessa ci hanno restituito la forza di queste figure, nelle loro varie sfaccettature e il valore etico che diedero alle loro battaglie politiche. Non figure controverse come quella di Craxi, anche lui ricordato in questi giorni. Non fazioni opposte, prese di posizioni comode o ideologiche, nessun revisionismo nei loro confronti, quasi invece, un coro unanime.  Tutto un dire “quando c’era Berlinguer…quando c’era lui …”. Bene, fatta questa premessa, come nostro solito, abbiamo accesso i neuroni e ci siamo posti un po’ di domande, osservando la realtà dei nostri liquidi tempi. Conosciamo ahimè molto bene, i politici di oggi che amministrano o animano la nostra stagione, magari non da protagonisti, ma certamente ne sono stati protagonisti negli ultimi anni. Tra questi ci sono anche quelli che hanno avallato scelte discutibili e “leader” altrettanto controversi rispetto a quell’idea di purezza e alti valori umani e politici che riconoscono e ammirano in Berlinguer. Lo stesso vale  nei confronti del  nostro concittadino Gino Carollo, uomo vicino a tutti, gentile e sempre disponibile al dialogo. Avversario e mani nemico di chi sedeva all’opposto dell’emiciclo. Un esempio dicono gli smemorati di oggi. Il punto dunque è il seguente. Politico è chi che sei ogni giorno, quello che fai dalla mattina alla sera. Politico è cosa scegli, cosa leggi, come parli, mangi, racconti. Se oggi ci ritroviamo con vanesi autorefenziali al comando, che hanno ribrezzo per il confronto civile, usando toni sprezzanti verso chi non la pensa come loro; se ci ritroviamo in una situazione in cui mille volte si parla di turisti e mai di cittadini,  di sagre e non di crescita cultura, (tutti remi molto cari a Berlinguer), se questi sono i frutti di quelli che rimpiangono Berlinguer, possiamo tranquillamente affermare che le due cose non possono stare insieme. Non c’è connessione tra il ricordo corale degli smemorati di quello che Berlinguer rappresenta e il prodotto che uomini e donne hanno contribuito a creare oggi, anzi è loro responsabilità se ci troviamo in questa condizione di pantano perenne.  Coerenza ci vuole nella vita, anche se sopratutto nella vita! Quando c’erano scelte da fare, questi smemorati hanno preferito quelle più comode a quelle più incisive per tutti. Una sorta di populismo in embrione. Oggi quello che ci ritroviamo è frutto di quelle scelte, anche di carattere personale fatte dagli smemorati. Una disconnessione con la storia e uno iato intellettuale e politico che non è possibile rimarginare. Berlinguer, che parlava con toni tranquilli ma decisi, che affrontava battaglie per il rispetto comune, mai e poi mai avrebbe avallato la mediocrità culturale della politica odierna. Non si può dunque, ricordare e osannare una storia e i simboli che essa tramanda, per comodità, perché il ricordo sembra mettere la coscienza al posto giusto avendo vissuto e agito nella direzione contraria. Semplicemente, se non si è vissuto facendo scelte per onorare le idee di Berlinguer, non si può onorarne oggi la memoria.
Quando c’era Berlinguer non è solo un ricordo, ma un monito. Se ci fosse stato Berlinguer, dovrebbe essere una riflessione. Se ci fosse Berlinguer, vi direbbe: grazie no!


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