lunedì 20 giugno 2011

L'articolo che mi ha fatto innamorare di Concita De Gregorio

Ciao mondo e dicci grazie, siamo il Sud che alza la testa

Guardateci bene, voi che non ci avevate creduto.

Venite vicino a questo stadio, entrate nell’astronave bianca che si apre.

Ancora più vicino, non abbiate paura: veniteci dentro.

Ecco bravi, così, passate sotto la fiaccola accesa, non fermatevi seguite la musica.

Entrate in questo campo di grano.

Sentite le parole che dicono “dio ci consenta di essere sempre capaci di danzare in cerchio”, è un nostro poeta.

Guardateci danzare, vi piace?

Sono le nostre danze.

E questo è il nostro cielo, questa notte tiepida.

Questa maliconia la nostra amica, questa insonnia la nostra unica cura.

Ora ci vedi bene, mondo, ci vedi da vicino.

La nostra gente ti saluta.

Ti ha aperto la casa per un mese intero, la conosci.

Guardaci ancora, prima di ripartire.

Siamo noi, eccoci qui: siamo la Grecia.

Siamo quelli che non ci credeva nessuno, al principio.

Siamo quelli del Sud che fanno tardi e poi arrivano di corsa: come farete voi così confusi e lenti?, dicevate voi del Nord, e ridevate dubitando.

Come farà la Grecia che è così piccola, e polverosa e povera a preparare case e strade per tutti? Faremo.

“May the dances last forever”, suona la musica adesso, qui nello stadio meraviglioso che Calatrava ha disegnato per noi.

Che la danza non si fermi mai.

Siete tranquilli, vi sentite sicuri?

Avete visto, non c’è stato bisogno degli uomini neri venuti con le armi dall’America per proteggervi tutti: avevate così tanta paura, del terrorismo delle bombe delle stragi, ma era perchè non ci conoscevate bene, voi che qui ci venite in vacanza d’estate, con un pareo e una guida che traduce il nostro alfabeto.

Noi siamo il Sud e siamo l’Est.

Noi degli arabi siamo i vicini, e non abbiamo uomini in guerra con loro.

Le nostre truppe sono a casa, i nostri politici sono accorti.

Era sbagliato aver paura, qui, avete visto?

Ora guarda tutte queste bandiere, mondo: sono le tue.

Guarda questa mezzaluna che facciamo scendere dal cielo, e le stelle che abbiamo fatte accendere per te.

E’ vero.

C’erano stadi vuoti al principio: ma sarai d’accordo che sono gli stadi più belli del mondo.

Erano vuoti perchè la gente era in vacanza, a ferragosto, e un po’ perchè l’avevi tanto spaventata coi tuoi incubi.

Noi non abbiamo incubi, la notte: stiamo svegli, beviamo, fumiamo, facciamo l’amore.

Quando siamo tornati a casa abbiamo riempito gli stadi e le piste, hai visto?, guarda quanti siamo adesso e’ qui: decine di migliaia.

E’ vero.

Abbiamo fischiato l’America.

Poco, al principio, al galà di apertura, poi più forte per strada quando ci avete detto: “arriva Colin Powell” e fortissimo qua dentro quella sera che doveva correre Kenteris, il nostro eroe, e invece la parte dei padroni l’avete fatta voi, anzi loro.

L’America.

Noi non amiamo gli americani; noi siamo nati già vecchi, con la polvere bianca della storia che lascia la sua impronta sui nostri pensieri e i nostri dubbi, loro sempre così giovani, giovani e a volte prepotenti.

E’ vero, abbiamo applaudito gli afgani e i palestinesi e gli iracheni: sono un sud anche loro, e sono gli ultimi, un po’ ci somigliano.

E’ vero abbiamo applaudito i francesi, i tedeschi, gli italiani, loro sono l’Europa, siamo noi.

Ed è vero anche che non far correre Kenteris è stato giusto, alla fine, se non aveva rispettato le regole.

Il doping, sì.

E’ stata l’olimpiade delle droghe, la nostra, e per questo la ricorderete: ventiquattro casi, un record, la medaglia più brutta.

Ma nessuno potrà dire che è cominciato qui, le droghe c’erano anche prima noi le abbiamo imparate.

Le abbiamo usate, certo, e ci avete puniti: avete eliminato dalle gare i nostri eroi, ci avete tolto le medaglie già vinte ma anche gli altri però, anche voi baravate avete barato persino sul sacro suolo di Olimpia.

Tutti.

E allora che sia il principio questo di una stagione nuova: si ricominci daccapo.

“Unforgettable dream games” dice Rogge il belga padrone dello sport.

Giochi da sogno.

“Cari amici greci, avete vinto”

Avete ragione.

Sentite la nostra musica, stasera.

Guardate volare i nostri palloni d’argento.

E’ stato bello la notte avervi qui.

I ragazzi per la strada – i nostri e i vostri – stavano avvolti nelle loro bandiere fino alle cinque, nella taverne della Plaka.

Siamo stati felici di conoscervi.

Vi abbiamo molto amati.

Vi abbiamo preparato strade e ponti e metropolitane e villaggi.

Abbiamo pagato dieci milioni di euro, e non li avevamo e ci costeranno cari.

Alla Grecia, dopo resteranno solo i debiti”, dicono con l’ouzo nei bicchieri i nostri vecchi.

Li pagheremo.

Ci resteranno velodromi e campi di tiro da rimanere a bocca aperta e che nessuno userà più non sapremo cosa farne, pazienza.

Li venderemo, li affitteremo.

Li abbiamo fatti per voi.

Ci resterà una città più bella, però, anche.

Di questo grazie.

“Hellas”, grida lo stadio in piedi.

Grecia, sì.

Guardate questo bambino che sale su fino alla fiaccola, ora.

Crescerà, e cresceranno tutti.

Abbiamo anche sbagliato qualche volta.

Stasera, per esempio, mentre i maratoneti arrivavano nel nostro vecchio stadio – quello bianco di pietra, quello antico in città – c’è stato un pazzo che è entrato in pista.

Peccato.

Un errore così nell’ultima corsa la più importante, la più bella di tutte qui ad Atene.

Eravamo stanchi, abbiamo aperto le maglie proprio all’ultimo.

Abbiate pazienza, succede.

Non ricordateci solo per questo.

Ricordate Baldini l’italiano sul podio che canta e che ride.

Ecco, la cerimonia è finita.

Quello sullo schermo è il Partenone, siamo noi, quest’altro è il Tempio del Cielo.

Ci rivedremo a Pechino.

Noi non verremo tutti: saremo in pochi, anzi, pochissimi rispetto a voi che siete il mondo.

Però siamo fieri di avervi avuti qui, e stasera anche tristi.

Stanchi, abbiamo ogni pietra che ci pesa millenni, e tristi di vedervi andare via.

Non c’è rimedio per una storia che finisce.

Non si ferma, se ne va.

Allora ecco cosa vi abbiamo preparato per l’ultima notte: lacrime.

Migliaia di luci disegnate come gocce, una per ciascuno di voi: migliaia di lacrime che lampeggiano, per piangere insieme.

Lasciate che vi spieghiamo una cosa, noi che siamo così ricchi così poveri, noi che abbiamo attraversato la storia.

E’ bellissimo anche essere stanchi e tristi, quando si sa piangere insieme.

Illumina le tue lacrime, mondo: esibiscile come una corona non averne vergogna.

Solo gli uomi e gli eroi sanno piangere.

La Grecia ti saluta.

(Concita De Gregorio)

Zibaldone. Concita De Gregorio

) CONCITA DE GREGORIO

"Sono stanca. Stanca di spendere la metà delle energie p...er lottare perché questo partito cambi, per lottare contro cacicchi piccoli e grandi perché si tolgano il prosciutto dagli occhi e li aprano finalmente per guardare la ricchezza che hanno intorno".

2) CONCITA DI GREGORIO

Sono stanca di perdere pezzi per strada, gente che capisce come funzionano gli ingranaggi e che aspira solo a farne parte, rinunciando a quanto detto fino al giorno prima.

3) CONCITA DI GREGORIO

Sono stanca di vedere un partito che non si INCAZZA davanti alle ignominie delle pregiudiziali di costituzionalità opposte alla legge contro l’omofobia e non rende pubbliche e forti dichiarazioni in proposito, a cominciare dal segretario, un partito che all’indomani della vittoria dei referendum e di un Pride che ha visto un fiume di persone per affermare i propri diritti non trova di meglio che mandare D’Alema in tv.

L’espressione di una politica vecchia che piu vecchia non si può. E perdente, se non bastasse.

4) CONCITA DI GREGORIO

Sono stanca di vedere l’entusiasmo della base, dopo ballottaggi e referendum, mortificato dalle dichiarazioni di Bersani riguardo all’Udc, “nella testa dei cittadini c’è una saldatura non verbale ma sostanziale sulle questioni democratiche e sociali”. Una saldatura che vede solo lui.

Coloro che ha intorno, accecati dalla smania di potere, si guardano bene da fargli aprire gli occhi.

5) CONCITA DI GREGORIO

Sono stanca di ripetermi che rimango legata a questo partito, pur senza tessera, perché ci sono Sandro, Pippo, Ivan, Anna Paola, che non riesco a sostenere come vorrei e poi Patrizia, Eleonora, Dario, Davide, Meri, Simonetta, Elisa e tanti altri… perché trovo ingiusto disperdere tutte le energie per combattere all’interno, anziché per migliorare questa società e perché so che molti di loro condividono i miei dubbi.

6) CONCITA DI GREGORIO

Sono stanca di dovermi difendere, di farmi il mazzo per i diritti civili per poi sentirmi ripetere vorrei ma non posso, bisogna far quadrato, non si puo’ dividere il partito, etc etc. E’ un leit motiv nauseante. E deprimente.

7) CONCITA DE GREGORIO

Sono stanca dei boicottaggi. Nemmeno non ritesserarsi e rifiutare qualsiasi incarico a livello regionale è bastato.

8) CONCITA DE GREGORIO

Ma soprattutto mi chiedo se tutto questo abbia un senso, perché quello che sto facendo lo potrei fare meglio, in pace ed armonia altrove. Tra chi mi ha dimostrato di non avere paura di combattere e di avere a cuore quello che sto facendo. E mi piange il cuore scriverlo, non si tratta del Pd.

Stiamo tutti in piedi.

E’ da tre giorni che non faccio altro che leggere post e articoli riguardando l’affaire Concita De Gregorio e lo faccio ascoltando in sottofondo “Todo Cambia” di Mercedes Sosa, anche in questo momento il mio ipod suona la stessa musica.

Nanni Moretti ancora una volta è anticipatore degli eventi che, come oggi, ci stanno travolgendo, come quando anni fa disse “Con questi dirigenti non vinceremo mai”…

Il pensiero che mi frulla in testa è sempre lo stesso, la sinistra alla lunga non sa vincere … La base ha vinto i referendum , tutti insieme siamo stati in grado di piegare le aspirazioni di un Governo latitante, e di una intera classe politica che, dopo il voto, ha cantato vittoria. Ho letto da qualche parte Facebook ha vinto il referendum. E’ vero, tutti insieme non abbiamo dato tregua alle manovre di palazzo.

La vittoria è solo di quella che molti si ostinano a chiamare “Società Civile”.

Sono triste, la notizia delle dimissioni di Concita De Gregorio mi angoscia, io la seguo da sempre e da sempre la ritengo la migliore giornalista italiana. L’Unità grazie a lei era divenuta un punto di riferimento per quella base che , il più grande partito di sinistra continua a snobbare. E’ stata in grado Concita, di far sì che L’Unità, non fosse non solo un quotidiano degno della storia che ha, ma di farlo divenire la nuova agorà, era il”nostro luogo” ideale, dove ognuno potesse dire la sua.

Questa libertà, nei circoli di partito ( e ne ho frequentati) non accade più da tempo, io stessa ne ho fatto le spese, perché ciò che vige è il pensiero unico.

Non mi piace questa politica, non mi piace quello che è successo dopo i risultati del refendum, gridare alla vittoria, senza che questa vittoria sia figlia di alcun partito, se non forse dell’IDV che, in tempi non sospetti ha raccolto le firme.. E andare l’indomani in Tv come ha fatto d’Alema, a consigliare al Terzo Polo di pensare insieme al PD ad un governo di transizione.

Perché, perché ci si ostina a mortificare il popolo di sinistra in questo modo?? Chi è cresciuto leggendo certi libri, guardando certi film, sostenendo certe discussioni nelle agorà, non può tollerare questo atteggiamento. Non era il momento di eliminare Concita De Gregorio da Direttore dell’Unità, non ora che il vento sta cambiando, e sta cambiando perché, è la base che si è accorta che il berlusconismo è solo una montagna di carte (false).

Il rigore con cui chi è veramente di sinistra è nella pagine scritte da Concita De Gregorio, l’Unità era ormai il suo alter ego..”Vediamo un po’ cosa dice oggi Concita”..così in edicola, non ho mai nessuno sentito dire “Cosa dice L’unità”.

Questa personificazione, rende utile e facile intuire e comprendere che, siamo alla svolta, che abbiamo bisogno di fidarci di qualcuno, che i nostri modelli sono cambiati, che il futuro lo vediamo in modo diverso, che non ci sono nelle dirigenze di partito, politici che trasmettono la stessa fiducia che ha trasmesso e trasmette Concita De Gregorio.

Basta leggere quello che sta accadendo sul suo profilo di Facebook, basta leggere i commenti che ci ha regalato, basta rileggere il suo Zibaldone per comprendere che, non è stata una decisione condivisa, che non ci si può sempre piegare, che non è sempre giusto resistere.

“Sono stanca dei boicottaggi. Nemmeno non ritesserarsi e rifiutare qualsiasi incarico a livello regionale è bastato.

Ma soprattutto mi chiedo se tutto questo abbia un senso, perché quello che sto facendo lo potrei fare meglio, in pace ed armonia altrove. Tra chi mi ha dimostrato di non avere paura di combattere e di avere a cuore quello che sto facendo. E mi piange il cuore scriverlo, non si tratta del Pd”.

Così scrive Concita De Gregorio e ancora una volta scrive quello che in molti pensiamo.

Ho scritto a tutti i dirigenti del PD,perché mi diano una spiegazione che, non insulti la nostra intelligenza, come quella delle copie vendute in meno, l’unico che mi ha risposto è stato Walter Veltroni, a cui sono grata per le cose che mi ha detto, le sue parole confortano quello che ho sempre pensato che, la sinistra può rialzarsi solo se gli intellettuali che la dirigono tornino ad ascoltare il popolo vero, come ha fatto lui, in ogni momento, in ogni situazione.

Siamo tanti, non dimentichiamo mai, allora andiamo nelle piazze, teniamo uniti con i social network, scendiamo nelle piazze, in spiaggia chiudiamo le riviste e apriamo le discussioni, guardiamo i Tg che danno informazione vera, pochi ma ci sono, accendiamo la Tv solo quando questa racconta la verità, facciamo come hanno fatto a Napoli, a Milano.

Questa primavera dolce, che ci ha risvegliato non si deve disperdere, non dobbiamo lasciarci andare alla stanchezza, non dobbiamo finire mai di distinguerci dalla destra, non dobbiamo finire mai la frase, “E vabbè…è andata così”.

Siamo tanti, lo abbiamo dimostrato, non lasciamoci andare allo scoramento, non deludiamo chi ci ha insegnato che la testa bisogna tenerla sempre alta, non illudiamoci che qualcuno lo farà la posto nostro.

Alziamoci mettiamoci tutti in piedi, per il lavoro, per la libertà di stampa, per la meritocrazia, per la ricerca, per la scuola, per la vita semplice, per le amicizie fatte di emozioni e non di interessi, facciamolo per noil, per la nostra disgraziata generazione che Concita De Gregorio ha aiutato a ridestarsi, .

Alziamoci per ottenere un futuro migliore, perché siamo l’ultima generazione del Novecento, la più specializzata e la più mortificata; facciamolo per dire ai politici tutti che, loro sono lì perché qui ci siamo noi.

Concita De Gregorio ha scritto di tenere saldo il filo che ci unisce..io ritengo che il filo sia lo stesso. Noi qui e lei dall’altra parte, per questo le voglio dire grazie, perché ha saputo ascoltare, perché ha scritto, quando nessuno lo faceva, delle donne, dei precari, dei metalmeccanici, degli immigrati, senza avere paura di alcuno. Ha scritto per noi.

La nostra vittoria più grande siamo noi. Restiamo tutti insieme.

Ad maiora.