martedì 21 giugno 2016

L’interrogazione popolare



Alexander Dubcek

E’ Giugno ed è tempo di esami. Ogni anno questo è il periodo in cui i nostri ragazzi sono esaminati per il lavoro che hanno svolto con i loro insegnanti. I professori hanno presentato un programma, l’hanno svolto e gli studenti l’hanno studiato. I più bravi saranno promossi e potranno continuare il loro percorso di studi. Ci piace pensare che anche la politica possa andare alla prova degli esami. Essa ha presentato un programma sulla base del quale è stata eletta a governare. Sono passati degli anni, sarebbe opportuno che si facesse il Bilancio sociale di cosa è stato fatto e di quello che si è perso per strada. Non un elenco ma cose vere, concrete per comunicare ai cittadini la verità. Oggi, invece, continuano a dirci che soldi non ce ne sono, vero anche questo, negli ultimi dieci-quindici anni, diciotto miliardi di tagli agli Enti locali (Fonte Anci) non sono bruscolini, però, alzano le tasse, fanno gli eventi, si continua a spendere. La domanda è: si fa in base al programma, o com’è percepito, lo stesso è messo di lato il giorno dopo le elezioni? Anche l’opposizione dovrebbe esporre in modo trasparente il percorso che ha fin qui fatto. Non servono al momento comizi, non servono dibattiti nelle pubbliche piazze. Quello della politica si è ridotto a invettive personali e polemiche inutili. La politica che non sa rispondere si ciba di questo corto circuito. Cambia argomento, indirizza l’attenzione su altro, non sul suo lavoro. Per questo è sempre colpa di qualcun altro se le cose non si sono fatte. Non siamo stupidi. C’è bisogno di capire, è la politica che ha a cuore il Bene Comune e il rispetto delle Istituzioni che deve dettare i temi e dare le risposte. Solo se lo fa, il cittadino sarà in grado di fare le sue valutazioni, chiedere nello specifico se è solo questione di soldi o di volontà e programmazione. Sarebbe bella una democrazia partecipata, sarebbe bello un confronto come fanno le democrazie anglosassoni. E allora, fatevi avanti diteci quello che avete fatto fin qui. Noi staremo attenti, faremo la parte dei curiosi che vogliono sapere. Vi faremo tante domande, non vi faremo sconti. Anche i più distratti, se la politica li va a prendere uno a uno a casa non potranno fare finta di nulla. E’ l’interrogazione popolare, la via della trasparenza. Non andate alle elezioni sordi e tronfi, avete molto da fare. C’è un tessuto sociale distaccato dalla Cosa pubblica che va ricreato. Lo dimostrano le piazze deserte e la lontananza dei cittadini da quello che dite ogni volta. Sempre le stesse cose, sempre i soliti scarica barile. Oh, lo sappiamo, anche noi avremmo dovuto fare di più, avremmo dovuto essere più attenti, seguire i consigli comunali, leggere i documenti all’Albo pretorio. Siete proprio sicuri che non lo abbiamo fatto? La politica che si sottrae al confronto, non è sicura di se, fugge, si nasconde, fa si che si crei quella cappa per cui, è meglio non esporsi. Non ci piace questo clima, siamo per la partecipazione consapevole. Adesso, finite di fare i compiti, studiate bene, perché il tempo degli esami sta per arrivare.

 

mercoledì 8 giugno 2016

Lettera aperta a Matteo Renzi





Matteo, vieni qua siediti, lascia stare la frenesia di andare in continuazione ovunque. Vedi oggi c’è il sole, qui da noi al sud, il cielo è azzurro e limpido. Fermati, mettiti accanto a me e chiacchieriamo un po’. Sai io è da qualche tempo che vorrei dirti due cose. Ti aspettavamo sai, io e altri tantissimi compagni, si è vero, ti aspettavamo da molto tempo. Abbiamo sempre avuto le nostre idee, i nostri amati e struggenti ideali, ma non sapevamo a chi darli. Li abbiamo tenuti gelosi insiemi alla nostra storia. Abbiamo vagato, un po’ come gli ebrei nel deserto fecero secoli e secoli fa. Noi di deserti ne abbiamo passati tanti! Ogni elezione una sofferenza immensa. Ogni sconfitta una fitta al cuore. Ogni volta abbiamo sperato che fosse la volta buona. Quando lo fu con l’Ulivo, ci pensò un compagno vestito con maglione di cachemire a buttarci giù a non avere rispetto del nostro popolo. Finì lì il sogno, dopo tante battaglie durò poco. Poi il nulla, vedevamo i nostri leader cadere a uno a uno per colpa della violenza e del populismo di una destra accanita a risolvere solo i suoi Problemi e i suoi interessi. Te le ricordi le leggi ad personam? Il mai votato conflitto di interessi…? E poi gli scandali, le olgettine, e la Merkel, e siamo vicini alla Grecia…il tempo passava e noi aspettavamo. Alcuni sono andati via e, però nessuno se n’è accorto. Poi sei arrivato tu, un tuono che voleva rottamare tutto e tutti. Ci siamo detti, noi le idee le abbiamo, il popolo c’è, gli ideali sono intramontabili…ecco finalmente abbiamo un leader, uno che non ha paura di niente, uno che ci farà valere. Eravamo pronti, ti abbiamo dato fiducia. Poi il partito, poi il governo…noi ci siamo stati. Te le ricordi le elezioni europee? Un sussulto di orgoglio. Abbiamo asfaltato tutti. Noi che siamo stati accuditi e liberati da Berlinguer. Si quell’uomo esile che andò in Russia e lì disse: i comunisti italiani non c’entrano nulla con il vostro comunismo, noi guardiamo alle democrazie occidentali. Che uomo Enrico, uno che in tempi non sospetti ci insegnò che un partito deve porselo il problema della questione morale. Da qualche tempo non avevamo un leader e per questo ti abbiamo creduto. Adesso siamo al giro di boa, ti stai lasciando andare, stai perdendo lo smalto. Lo capisco governare in questa situazione difficile è un tormento. Lo so, stai facendo le riforme che altri paesi hanno fatto decenni prima di noi, e noi lo apprezziamo il tuo dinamismo. Pero Matteo, una cosa è abbozzare in Parlamento con Verdini e co. Un conto è cercare di realizzare nel paese il Partito della Nazione. Hai visto i risultati elettorali non ci hanno premiati, era più che prevedibile. Noi popolo di sinistra, mai potremo andare d’accordo con Verdini e i suoi, con gli ex cuffariani, con gli ex berlusconiani, con gli ex di se stessi che ti cercano solo per salvaguardare il loro potere. Sempre pronti a salire sul carro dei vincitori. Mestieranti senza mestiere se non quello di servire il potente di turno. Noi non siamo cosi, noi abbiamo la nostra identità. Non barattare il referendum con la tua persona, non metterci davanti ad un aut aut. Tu lo sai, noi a sinistra ci scorniamo, litighiamo, ma non amiamo gli aut aut. Non è a noi che devi rivolgere la tua rabbia, no, noi, ti abbiamo permesso di essere li. Non andare a cercare altri, noi siamo qui. E abbiamo bisogno di un Segretario che si prenda cura della base, che ascolti i territori. Te l’hanno detto cosa sta succedendo in Sicilia?  Matteo rifletti, cosa c’entriamo noi con quelli che ci hanno sempre dato contro e che ora entrano in massa nel Pd perché qualcuno glielo permette? Siamo diversi, lo siamo nel cuore, nella mente. Intellettualmente distanti anni luce. Noi non li vogliamo, per noi saranno sempre avversari politici. Entrano in casa nostra e fanno pure gli sbruffoni. Fermati Matteo, guardaci, noi siamo qui e siamo tanti, non ci disgregare. Devi unire, devi prenderti cura di questo popolo.  Vogliamo andare avanti insieme? Lasciali andare, noi le idee le abbiamo, torniamo al sociale, torniamo a pensare che vincere a tutti i costi, non conta. Conta vincere per quello che siamo, per quello che insieme sappiamo fare.
 

mercoledì 1 giugno 2016

La Vita è bella


“Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere".
Piero Calamandrei .

Ieri sera al Cine teatro Astra la scuola Secondaria di I grado ,   “Francesco Minà Palumbo” ha presentato il saggio musicale  di fine anno. Centinaia di studenti si sono esibiti, moltissimi i flauti, tante le danze. Piccoli musicisti ci hanno regalato un lunghissimo spettacolo emozionante. Questa la cronaca ma,  andiamo alla sostanza. Cosa c’era ieri sera davvero all’Astra? Cosa ci ha impressionato, cosa ci spinge oggi  a scrivere  di quei “piccoli” talenti ? Se è vero,  come scrive Calamadrei , che  la scuola crea cittadini, ieri sera, la Scuola Media ci ha dato una grande lezione : Ci ha detto che solo con la dedizione, con la passione , lo studio , la disciplina ,si possono educare, portare fuori come si diceva, talenti nuovi. La scuola che educa e coltiva è ciò che rende migliori i cittadini di domani. C’erano i maestri dell’orchestra, giovani ed entusiasti,  che con i loro “semplici,” ma  decisi gesti accompagnavo i musicisti.  C’erano i sottili violini, gli allegri clarinetti, i suadenti sassofoni, i forti tamburi. C’erano le percussioni, le calde e allegre chitarre, c’era il profondo basso, i flauti davvero magici, poi le voci che raccontavano di quanto, in fondo, è bella la favola del brutto anatroccolo, che un po’ tutti siamo brutti anatroccoli, ma che la speranza che qualcuno si accorga di noi, è sempre dietro l’angolo e che forse ci salveremo. Questi studenti hanno avuto la fortuna di diventare begli anatroccoli, perché hanno incontrato docenti che si sono dedicati a loro totalmente. Un plauso va alla Dirigente della Scuola, Prof.ssa   Maria Cicero,  che ha voluto fortemente e in tempi non sospetti , che la Nostra scuola avesse un indirizzo  musicale. La musica è l’arte che unisce , crea quelle alchimie, per cui tutti gli strumenti se suonano insieme in simbiosi  fanno si che, suoni sparsi, divengano musica, armonia; divengano sublime  bellezza. In questa immensa atmosfera mancava la politica tutta. Mancavano tutti i rappresentanti delle Istituzioni culturali. Non c’erano passerelle, non un comunicato roboante, nessuna pubblicità. La scuola, ancora una volta, lasciata sola. La scuola che tanto da, che insegna, che accompagna, che fa crescere, che si esprime, che ci regala bellezza e talento. Non c’erano microfoni per i “signori” della politica, perché i protagonisti erano i ragazzi. Una politica lontana dalla scuola è una politica che non ha nulla da insegnare a nessuno ,  né oggi né domani. Non ha nulla da dire, si ciba solo si propaganda, di improvvisazione e di luci finte della ribalta, solo di se stessa . Ieri sera c’era solo la sostanza che contava. C’erano le lacrime della commozione ,il battito dell’emozione,  la felicità di essere riusciti a “buttare fuori” la paura e, alla fine , la gioia  di averci abbracciati tutti. Ieri c’erano i ragazzi seduti sulle sedie , non sulle poltrone .  Il concerto si è chiuso con la musica de “La vita è bella”, ed è stato davvero emozionante quando tutti insieme, seduti lì, ognuno con il proprio strumento stretto stretto, ci hanno gridato che sì, la vita è bella. L’hanno detto loro a noi, quando dovremmo essere noi a dirlo con forza ed entusiasmo a loro.  Dobbiamo ringraziare tutti quei ragazzi che, con la loro passione, ci hanno ricordato che stare insieme, avere un obiettivo comune, non vivere di singolo protagonismo, si possono realizzare cose belle.  Il più grande insegnamento di ieri sera?   credere che solo lo studio e la dedizione possano davvero far si che la Vita sia bella.