lunedì 18 maggio 2015

Libertà e lavoro

 “Che cosa vuol dire libertà, che cosa vuol dire democrazia? Vuol dire prima di tutto fiducia del popolo nelle sue leggi: che il popolo senta le leggi dello Stato come le sue leggi, come scaturite dalla sua coscienza, non come imposte dall’alto… Il popolo italiano consacra alla memoria dei fratelli caduti per restituire all’Italia libertà e onore la presente Costituzione”.
Piero Calamandrei

Ci sono date nella storia di un Paese, che ne segnano profondamente la vita e il percorso umano e civico che il suo Popolo ha compiuto. Il 25 aprile appena trascorso ci ha ricordato che settanta anni fa l’Italia era finalmente liberata dalla dittatura. E’ stata una giornata segnata da molte celebrazioni; il Capo dello Stato si è recato al Teatro Piccolo di Milano, simbolo con il suo mecenate Giorgio Strehler, proprio di quel 25 aprile del 1945, quando invitò tutti i musicisti di Milano a suonare per la libertà, in tutte le strade della città. Molte commemorazioni sono state anche commoventi, come il ricordo delle molte stragi ad opera dai nazi fascisti, come Sant’Anna di Stazzema per citare, forse quella più rappresentativa, nella quale furono trucidati, in poche ore 560 civili italiani. Bellissimi e molto forti i ricordi di tutti i partigiani, ormai anziani, che in moltissimi programmi TV ci hanno ricordato che non si finisce mai di avere coraggio e di combattere per la libertà e la dignità del proprio Paese e della propria storia. Ed è sempre la storia, il nostro chiodo fisso, la base da cui partire per spiegare il presente. Il nostro presente oggi è caratterizzato da una politica che a Castelbuono dimentica il 25 aprile e il suo significato. La storia della mancanza delle bandiere sul prospetto del Municipio che i gruppi consiliari avversi al Sindaco hanno denunciato, oggi, proprio il 25 aprile assume un significato ancora più rilevante. Non ci sono simboli a Castelbuono che aiutano a comprendere quella storia, che rende onore al senso patriottico. Non ci sono state manifestazioni, non ci sono state commemorazioni, ma come direbbe qualcuno, foto gaudenti sui social network del Nostro allietato, senza neanche tanta convinzione, durante una scampagnata.  E se l’attuale amministrazione è sorda ai richiami del senso civico più profondo, spiace costatare che neanche le Istituzioni culturali hanno reso onore al 25 aprile. Anche il Primo maggio, altra data indicativa, oggi più che mai vista la grave crisi lavorativa, a Castelbuono si è ridotta a un menù a pagamento, servito nel solo parco pubblico, chiuso sempre alle famiglie e ai bambini ma, aperto per l’occasione. Non si ha notizia che in quella sede, si sia dibattuto di lavoro, si siano invitati ospiti, si siano avviati dialoghi, riflessioni. E anche lì foto compiacenti di fritture caserecce e bicchieri in evidenza. Che cosa resterà delle parole di Calamandrei, quale monito sul rispetto delle regole, oggi ahimè calpestate nella nostra amata Castelbuono? Che politica è questa che non si occupa di insegnare agli studenti, che non collabora con le scuole per inculcare il concetto primario che solo rispettando le regole, i luoghi e la storia, una Comunità può avere un futuro migliore e coeso? Quale idea ha del percorso storico l’attuale Assessore alla cultura?  Commovente è l’insegnamento di Calamandrei che ci racconta che le leggi sono scaturite dalla coscienza dell’uomo, come se fossero un tutt’uno. E a Castelbuono le Cassandre, si quelle che celebrano le sagre e gli improvvisati “eventi culturali” continuano nel sonno profondo della mancanza di senso civico e storico, contribuendo a rendere Castelbuono  una finta oasi nel deserto che avanza.