“Eppure io credo che se ci fosse un po' più di silenzio, se tutti
facessimo un po' di silenzio, forse qualcosa potremmo capire…”.
F. Fellini
Pacchi, pacchetti, fili colorati, vetrine addobbate, strade deserte
ancora più buie del solito. Case calde, famiglie riunite, amici lontani che ora
sono vicini. Tavole imbandite, concerti, auguri e ancora auguri. Il Natale è
passato, con conferme e appuntamenti mancati. L’Anno nuovo è arrivato e sempre
ci illude che arriverà con esso anche il nuovo. C’è pero una cosa che
riecheggia in un frastuono assordante, il silenzio. Tante parole per augurare
ogni bene tra Natale e Santo Stefano, parole euforiche durante la vigilia del
31 dicembre e poi? Poi torna impetuoso il silenzio di chi non ha nulla da dire,
e nessuna soluzione. Non quello che dovrebbe farci riflettere, portarci a
preferire le condizioni di povertà in cui Natale è nato, in cui vivono tanti. Il
silenzio rispetto a tutti quelli che vanno via dalle nostre terre, il silenzio
rispetto alla politica che è tutta orientata solo alle sue estenuanti e tutte
uguali sagre. Orientata, dicevamo, solo ai turisti e non ai bisogni dei
cittadini chiamati ad arringare le folle solo per le elezioni. Il silenzio
rispetto alle tante cose che non vanno. Quello delle nostre istituzioni
culturali divenute ormai assenti nel dibattito cittadino.
Il silenzio delle istituzioni verso le associazioni, culturali, sportive,
di volontariato che reggono e animano tutta la parte dell’anno con le loro
attività e continuano a operare in un ambiente difficilissimo.
Il silenzio della mancanza di rispetto per chi rimane senza acqua, per
chi lotta per un diritto, il lavoro, anche quello bandito solo durante la fase
elettorale.
Il silenzio di chi siede in consiglio comunale, da una parte e dall’altra
verso le necessità di tutto, giovani e anziani.
Qualcuno parla di resilienza, ecco noi non amiamo né la parola né il
concetto, sa di resa. Da questo punto di vista siamo per la tradizione, e ci
rifacciamo alla resistenza, civile e culturale verso la deriva che la nostra
Italia sta attraversando. Ci vorranno azioni forti, fatte da persone valide,
serie, non da mistificatori e improvvisatori.
Abbiamo bisogno di cultura e ne abbiamo necessità per capire e
comprendere cosa dobbiamo sentire prima e dire dopo.
Abbiamo bisogno di silenzio, per ascoltare che molte parole sono vane e
che abbiamo bisogno solo di verità e bellezza.
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