lunedì 20 marzo 2017

La Rivoluzione culturale


“Essere liberi nella propria mente e nel proprio spirito, senza alcuna sudditanza esteriore, e al contempo coltivare una scrupolosa obbedienza interiore alla verità (o, che è lo stesso, al bene, alla giustizia, alla bellezza, all’amore): questo è il senso della vita spirituale, ed è questo l’obiettivo che intendo promuovere.” 

Vito Mancuso

Nessuno ha urlato, nessuno ha lanciato invettive, nessuno ha attribuito colpe a qualche altro. C’è stato chi ha fatto autocritica, c’era anche chi si è commosso, chi ha voluto attestare di essere lì per aiutare, per testimoniare la propria disponibilità. C’erano ritorni spontanei, c’erano i compagni negli anni dispersi. Qualcuno ha richiamato al rispetto delle regole e della persona, al bene della democrazia. Poteva parlare chiunque, non c’erano liste prescritte, squadre di amici precostituite, nessuna voce si accavallava ad altre. Si è parlato della storia e del futuro. Si sono cercati gli occhi, si è dato piacere alle orecchie, si è nutrita la ragione. C’era la sobrietà e c’era il piacere di ascoltare. C’erano i “padri” e c’erano i figli e nessuna figura divisiva. C’era il silenzio, quello cui non siamo più abituati, c’era perché si faceva attenzione alle parole, giuste, misurate, pensate, posate. Niente attacchi personali allora? Niente accuse mediocri? Niente che sia lontano da come dovrebbe essere la politica? Che si sia interrotto il corso mediocre in cui ci hanno gettato, è ancora presto per dirlo, ma quanto sarebbe bello poterla chiamare Rivoluzione culturale. E’ arrivato quel tempo tanto atteso in cui bisogna sciogliere ogni remora e camminare insieme con gli altri, avere chiaro il percorso da fare secondo le giuste categorie. Unire e non dividere, condividere idee, persone, azioni al fine di risollevare le nostre esistenze in un cammino comune. Preferire tutti e non solo alcuni. Lasciamoli andare quelli che non ne sono capaci e andiamo a cercare chi vuole partecipare. Giuriamo a noi stessi che non si farà più la politica solo durante il periodo elettorale, ma che la faremo ogni giorno, che ogni momento saremo politici. Non facciamo numero, non serve, l’attuale amministrazione ne è l’esempio evidente, facciamo invece, qualità. Realizziamo tutto quello che nel passato sono state promesse mai realizzate. Apriamo le nostre istituzioni culturali alla nostra crescita e a quella delle future generazioni e non solo di qualcuno. Teniamo pulito questo paese, non solo dai rifiuti, ma dalla mentalità egoistica e clientelare di certa politica, dalle esasperanti prime donne. Liberiamo il nostro spirito da sudditanze inutili che ci impoveriscono e non ci permettono di camminare a testa alta. Non rancore ma dolore dobbiamo provare per quello che è stato. Il dolore per le bassezze, per gli attacchi personali, per le gelosie che abbiamo subito, per le disuguaglianze, per i tradimenti. Questo dolore dobbiamo lenire, non con la vendetta, ma con il sapere e la bellezza e renderlo humus del nostro cammino, perché solo così non lo proveremo più e finalmente ne saremo liberi. Dedichiamoci con tutti i nostri sensi alla giustizia, alla bellezza del nostro paese. Educhiamoci al rispetto altrui, a quello doveroso verso le istituzioni, torniamo a dire ciò che pensiamo, non cercando il freddo e facile consenso, ma per dare il nostro fattivo contributo. Non merce di scambio le nostre idee ma  mattoni per costruire. Apriamo la mente, mettiamo al centro l’individuo, la scuola, gli artigiani, gli anziani, facciamo squadra comune per i bambini e gli adolescenti. Giuriamo e non promettiamo che non lasceremo indietro nessuno, che daremo di nuovo un ruolo al nostro paese nel comprensorio. Diciamo che siamo affidabili perché ci fidiamo di quello che diciamo e lo portiamo avanti, non per uso personale, ma comune. Al contrario, non facciamo propaganda né promesse vane che sappiamo non potremo mantenere. Apriamo il Parco delle Rimembranze ai bambini, alle famiglie e non solo alle merci. Torniamo a passeggiare per il centro storico senza che il primo cittadino entri a suo piacimento  senza rispettare le regole, con la sua macchina. Torniamo a dare il buon esempio, così come l’hanno dato i “Padri” in assemblea. Noi “figli” che spesso ci siamo lamentati delle politiche degli altri adesso, non abbiamo più scuse, non possiamo più chiudere gli occhi.  Obbediamo alla verità, giuriamo di essere trasparenti, leali, di non sottrarci mai al confronto. Cerchiamo quello che ci hanno fatto perdere. Prediamo il testimone delle cose vere e torniamo a correre. Facciamolo con amore, con senso di responsabilità, intelligenza, lucidità e  spirito di servizio. Essere liberi ci permetterà con umiltà, di venire fuori da quel dolore, per  crescere e insistere affinché, un giorno molto vicino, potremo dire, di essere stati capaci di segnare davvero la differenza.

 

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