lunedì 19 giugno 2017

CASTELBUONO E’ LIQUIDA



 
“Se oggi si può ancora parlare di «rivoluzioni» lo si può fare solo a posteriori – quando, guardando indietro, ci rendiamo conto che si sono accumulati tanti cambiamenti piccoli e apparentemente insignificanti, ma sufficienti a produrre una trasformazione qualitativa, e non solo incrementale, della condizione umana. Privata dei suoi originari referenti, l’idea di «rivoluzione» è stata banalizzata: la usano e ne abusano quotidianamente gli autori di spot pubblicitari, per presentare come «rivoluzionario» ogni prodotto «nuovo e migliorato».” 

Z. Bauman

La campagna elettorale è finita, portando via con sé speranze, certezze, delusioni, soddisfazioni e lacerazioni. Sentimenti diversi hanno agitato i movimenti politici, prima, durante e dopo.

Sono stati mesi intensi, lunghe notti a pensare strategie, a incontrare i cittadini, a scrivere, pensare e riordinare le idee per il futuro. E’ stato un tempo lungo per la voglia di credere che Castelbuono potesse cambiare davvero, che fosse finalmente arrivato il tempo del nuovo, al contrario è stato un tempo breve per i toni che hanno condizionato tutta la campagna elettorale.
A differenza di molti, non abbiamo scritto nulla il giorno dopo l’esito elettorale, perché abbiamo voluto attendere, meditare, riflettere…E’ bastato poco per decidere di scrivere questo pezzo, è bastato, infatti, andare a rileggere quello che nei mesi precedenti avevamo scritto. Tutto molto prevedibile.
Una campagna elettorale, agitata da una parola che ne ha fatto da filo conduttore: tradimento.
Iniziò tutto da un tradimento, prima umano poi politico; traditi, sono stati i militanti, traditi coloro i quali volevano il cambiamento e non la restaurazione. Traditi amici che sono stati messi alla berlina da chi ha deciso di sostenere candidati insostenibili. Tradito, è stato il futuro preferendogli il passato. Un mancato ricambio generazionale, non voluto dai tanti che democraticamente hanno eletto l’uomo forte e non il cambiamento. Deliri dai comizi contro gli uomini e non contro gli avversari politici; attacchi personali e non alle idee, poche in verità ne abbiamo sentite; dicono solo che il leader che ha paura della testa parla alla pancia dei cittadini, ai loro bisogni. Castelbuono è come un corpo umano, in cui i pensieri non bastano a governare gli istinti. Allora la restaurazione, li favorisce, li corteggia, li incoraggia, come humus della sua azione politica vincente. La paura prende alla pancia, come un pugno non alla testa; la paura è male fisico, il leader lo sa, e spinge quel pugno, con un sorriso imbonitore, agitando dal palco accuse e toni da stadio. Il leader che vince senza compagni, che abbraccia uomini che non hanno nulla a che vedere con la sua storia, rinuncia definitivamente al ruolo di padre “nobile” per ricoprirne un altro, meno politico, molto tattico, autoreferenziale e, dunque, spudoratamente populista. Abbiamo sempre difeso la democrazia, non solo quella delle primarie, e anche oggi lo faremo, il leader ha vinto e quindi merita di governare. Quello che ci preoccupa è però il clima che si è istaurato a Castelbuono; dopo la vittoria, i vincitori non hanno fatto altro che aggredire e prendersi beffa dei vinti. Con un crescendo di parole, post, atteggiamenti; i vinti, da parte loro, hanno risposto con altrettanta veemenza alle aggressioni verbali, neanche fossero una corazzata, contro gli altri. L’hanno fatto  in campagna elettorale quando hanno attaccato le persone e non i politici. Sembrano essere svaniti nel nulla i principi basilari di una comunità: la solidarietà, il rispetto verso l’altro, il riconoscere le competenze e le appartenenze; questo disconoscimento continuo, rende Castelbuono liquida, come l’acqua che prende la forma del contenitore in cui si trova, senza  fare opposizione…liquido che scivola via senza attrito, così la moltitudine si fa portare ora a destra ora a sinistra, tanto non cambia nulla…
Incoerenze, finzioni, tatticismi, amici che si sono rivelati peggiori dei nemici, sorrisi ingannevoli, maschere, tutte, avrebbe detto Pirandello. Maschere che hanno avuto in testa solo la vittoria di uno contro il modello di un rinnovamento di tanti. Contro l’idea che anche altri sono capaci di fare politica, e invece no, l’ego ha vinto sui molti, l’arrivismo sulle idee, i veti sulle persone. Chi vince, in democrazia deve legittimamente governare, e dovrebbe farlo con i “compagni”, con chi ha valori, ideali e progetti di politica amministrativa-gestionale da condividere …Castelbuono merita in fin dei conti questo esito, lo merita perché da dieci anni ha smesso di interessarsi della politica, lo merita perché il livello culturale e civico relativo al bene comune si è inabissato per rincorrere l’interesse personale. Lo merita perché l’unico partito strutturato ha dimostrato di avere i piedi di argilla e di subire ancora la sudditanza del leader, che prima se ne va, poi piazza i suoi, poi li toglie…una politica che assomiglia sempre più a Monopoli o a Risiko!
Le rivoluzioni per essere compiute hanno bisogno di tempo, esse però sono rivoluzioni anche quando invece di andare avanti tornano indietro. Castelbuono ha dimostrato di avere perso di vista la sua castelbuonsità, quel senso di appartenenza, quel senso di Comunità, perché i vincitori non salutano più neanche i vinti. Non osiamo pensare cosa diranno di queste nostre righe… Dovrebbero sapere però che quella democrazia che loro sbandierano secondo i casi, permette a chiunque di esprimere ogni  diritto di critica. E noi lo abbiamo sempre fatto e continueremo.
Ed è questo il dato più importante, Castelbuono non è pronta a cambiare, a chiudere il libro per scriverne uno nuovo. Ha, invece, ancora bisogno dell’uomo forte che risolve i problemi, che sa rispondere all’avversario tuonando e non ragionando. Ha bisogno ancora di contraddizioni, di non trovare spiegazioni ai tradimenti, ai volta gabbana, agli amici che deludono e non rispondono più.
Ha bisogno di non entrare nelle cose, di sentirsi abbastanza distante per non assumersi la responsabilità.
Un paese diviso, lacerato, forse anche umiliato che però è connivente con lo stato delle cose.
Governeranno ed è giusto che sia così, ma non necessariamente stavolta dobbiamo aspettare cinque anni per giudicare. Li conosciamo, sono un libro aperto, mosse, parole, tattiche…
Noi pensiamo al contrario, che avere idee diverse, dimostrare senso critico sia il sale vero della democrazia,  dell’azione e della crescita umana.
 Essere in disaccordo, avere lo scontro tra diverse opinioni, tra diverse visioni del giusto, dell'ingiusto, e così via, è quello che avremmo voluto come confronto politico e auspichiamo che sempre ci possa essere.
Vi lasciamo con una frase di Bauman che rende bene quello che pensiamo…e che è solo rimandato…
“Nell'idea dell'armonia e del consenso universale, c'è un odore davvero spiacevole di tendenze totalitarie, rendere tutti uniformi, rendere tutti uguali. Alla fine questa è un'idea mortale, perché se davvero ci fosse armonia e consenso, che bisogno ci sarebbe di tante persone sulla terra? Ne basterebbe una: lui o lei avrebbe tutta la saggezza, tutto ciò che è necessario, il bello, il buono, il saggio, la verità. Penso che si debba essere sia realisti che morali. Probabilmente dobbiamo riconsiderare come incurabile la diversità del modo di essere umani”
Castelbuono ha  ancora tanta strada da fare e ha bisogno di tanto coraggio per scrivere ancora… perché siamo sempre più consapevoli che certi valori non cambiano con il tempo. Rimangono alla base del nostro vivere quotidiano e di una società. In qualunque epoca. A maggior ragione, oggi, in cui molti “ideali” sembrano sbiadirsi perché giudicati meno importanti o vengono sostituiti da pericolosi rigurgiti populisti, abbiamo bisogno di persone intellettualmente oneste e corrette che dimostrino con il loro esempio che i valori etici e culturali sono fondamentali per poter sostenere e far andare avanti una società civile.




 




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