“Cosa diavolo ha la mia
generazione? Perché siamo così lenti a crescere? Sembra che la nostra infanzia
tenda a prolungarsi fino a venticinque anni. A quaranta siamo ancora degli
adolescenti”.
Jonathan Coe
Jonathan Coe
Estate piena, estate ricca di eventi importanti e in parte, speciali. Il
nostro paese dimostra ancora una volta capacità e qualità degne di nota.
Concerti, teatro, letture, enogastronomia non è mancato nulla, tutto il
pubblico è stato accontentato. Capacità che hanno messo in evidenza la
diversificazione di talenti presente a Castelbuono e di cui ci si può davvero
vantare con consapevolezza e ammirazione. Uno dopo l’altro, nelle piazze, nei
luoghi storici, siamo stati rallegrati e “riempiti” da volti, storie, note e
risate degne di una grande città. Un plauso va a quanti si sono adoperati per
la realizzazione di tutti questi eventi. Tutte queste associazioni, hanno dimostrato che si può fare anche, a
svantaggio di quella politica che continua a dirci che soldi non ce ne sono, un
calendario ricco di nota, basta avere progettualità, passione, competenza e
idee. Politica, come diciamo sempre, senza idee e senza cultura che si culla
del saper fare degli altri. Ma la nostra
generazione, la più istruita a cui non manca la capacità di inventare
l’impossibile e farlo diventare possibile, resta distante dalla politica, dal
Bene comune. Quasi indifferente, resta sui propri passi, senza curiosità si
muove nella vita civica. Le capacità che esprime sono quasi sempre individuali,
non si è capaci a fare squadra e quindi proporre, tutti insieme, un’alternativa
valida per il nostro paese. La nostra generazione si divide drammaticamente,
tra quelli che non hanno interesse alcuno per i fatti della politica, quelli
che fanno da gregari a leader sempre eterni e quelli che sperano sempre, con
forza e determinazione che qualcosa di buono si possa fare. Giovani coccolati
da leader autoreferenziali che hanno insegnato ad alcuni a rinunciare alla
morale in cambio di qualche ruolo più o
meno importante; quelli che si definiscono apolitici e poi, come si dice, alla
prima occasione, abbozzano. Quelli che, pur avendo lo spirito e la voglia sana
di faticare per questo paese, da quegli stessi leader sono sempre stati messi
ai margini, forse perché non manovrabili, più intraprendenti e capaci di totale
abnegazione e spirito civico.
Così, come
l’estate, ricca di eventi diversi e diversificati, anche la nostra generazione
si avvia ad essere un insieme di monadi che tra loro non comunicano. Distanti
perché attratti da cose differenti; chi vira verso il Bene comune chi verso
quello personale. Quelli che prima erano integerrimi, oggi chiudono gli occhi,
si girano dall’altra parte. Prese di posizione personali e non generali che
deturpano la dialettica politica svilendone il significato. A noi sono stati
impartiti insegnamenti molto validi, tradizioni e storia che sono stati
custoditi e valorizzati. Istituzioni che ci hanno fatto crescere. Musei,
biblioteche, luoghi adibiti a teatri, e chitarre che hanno suonato nelle notti
estive senza fermarsi mai.
Cosa
lasceremo noi? Di cosa saremo capaci se non riusciamo a stare insieme, a
trovare un modo per comunicare cosa vogliamo diventi Castelbuono? Perché
aspettiamo ancora che ci sia qualcuno che ci dica come si fa? Non siamo forse
capaci di uscire fuori da quella “eterna gioventù” cui, in parte, la storia ci
ha relegati?