martedì 26 aprile 2016

Chi chiederà scusa?


“Il teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività. Noi vorremmo che autorità e giunte comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco”.
Paolo Grassi

In questa rubrica abbiamo spesso usato l’ironia per raccontare le inutili politiche di quest’amministrazione. Lo abbiamo fatto perché crediamo sia l’unico modo per raccontare gli strafalcioni che continuamente commette. Stavolta però non ci riusciamo e torniamo ai toni seri, come merita la questione. Nei giorni scorsi una  importante comunicazione  è stata nascosta dalla solita propaganda politica. La notizia non sembra avere avuto la rilevanza che merita, non solo per questa inefficiente amministrazione, ma anche per l’intera comunità. E’ giunta ufficialmente la revoca del finanziamento per la ricostruzione del teatro “Le Fontanelle” e invece di strapparsi le vesti e fare mea culpa, il Nostro e la sua Mini maggioranza fanno calare il silenzio. Indubbiamente il fallimento politico è questione annosa, il Nostro ha messo il carico con una serie di scelte ed errori enormi. Così come per l’area artigianale, anche il Teatro “Le Fontanelle” rimarrà una cattedrale (brutta) nel deserto. Tutti però si scompigliano a dire, quando serve, che la cultura porta lavoro, che “siamo vicini ai nostri artigiani” e via dicendo. Due opere importanti ferme al palo. Per incapacità politica? Per inadempienze amministrative? Progettuali? Si parla tanto di competenze, di esperti, ma per cosa li spendiamo i soldi, a chi affidiamo incarichi a iosa se non sono indirizzati a sbloccare opere così importanti? Saranno mai accertate e chiarite queste responsabilità? Lasciate stare i proclami, non dite più che Castelbuono è la “Capitale della cultura delle Madonie”, non è del tutto vero. Castelbuono non è riuscita a fare quel salto di qualità che merita, perché non c’è una classe dirigente capace di assumersi la responsabilità progettuale che la porti lontano e che metta finalmente radici forti. Assistiamo inermi all’improvvisazione pura. Se come dice Paolo Grassi -Il teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività- cosa aspettano gli “attori” teatrali  a gridare allo scandalo e ad intraprendere, come dovrebbero, una protesta civile, seria, che faccia da contraltare alla deriva culturale esistente? Il silenzio è da ambo le parti, tace la politica e tacciono, ahimè, anche gli operatori culturali. Tace la Comunità bombardata costantemente  da comunicati  del tipo: “quanto è bello tutto quello che facciamo”, oppure: “quanto siamo bravi a realizzare tutto quello che pensiamo”. Propaganda atta solo a fare pubblicità “ad personam” e indifferente alla crescita comune. Siamo già in campagna elettorale e si sa, tutti sono utili e nessuno è indispensabile. Se ci fosse consapevolezza collettiva, quel sentimento civico che distingue una Comunità da un’altra, nel segno della maturità e del senso della cultura, oggi la protesta civica ci sarebbe indipendentemente dall’appartenenza politica. In questo si vede che Castelbuono non è cresciuta, perché nessuno l’ha fatta crescere, nessuno ha saputo incidere positivamente. Il fallimento ci accomuna tutti. Il teatro non ha colore, è il centro vitale di una Comunità. E’ il luogo dove si sperimenta, si cresce, s’impara a fare “gruppo” ad amare e considerare l’altro. A denunciare e a purificarsi. La catarsi greca quante cose ci ha insegnato! E’ palestra dell’anima e del cuore. Castelbuono vanta da secoli, fin dall’Accademia dei Curiosi dei Ventimiglia, un legame forte con il Teatro, la nostra storia è dentro quel Teatro. Il Gruppo T, il Gruppo Teatro Incontro e molti altri. Dove ci siamo persi? Quando è accaduto che anche noi abbiamo vanificato l’interesse collettivo, sostituendolo con quello personale? E ci sarà mai qualcuno un giorno che, consapevole delle proprie inadempienze o responsabilità, troverà il coraggio di chiedere pubblicamente scusa per il grave danno creato alla nostra Comunità?


lunedì 18 aprile 2016

Il Nostro, il Fattore K e ….l’ultima uscita: ”AREA DI SERVIZIO”.


“Salta in piedi Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora

solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora

per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori

e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo

anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo

ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa

il nemico si fà d'ombra e s'ingarbuglia la matassa…

Mi vuoi dire caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro

perchè il male ed il potere hanno un aspetto così tetro?

Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità

farmi umile e accettare che sia questa la realtà?

Don Chisciotte e Sancho Panza insieme:

Il potere è l'immondizia della storia degli umani

e anche se siamo soltanto due romantici rottami

sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte

siamo i grandi della Mancha

Sancho Panza e Don Chisciotte!”


Don Chisciotte


Il Nostro e il suo fedele scudiero, il Fattore K, (l’unico rimastogli) come novelli Don Chisciotte e Sancio Panza, decidono che è arrivato il momento di agire. Da qualche tempo la Rampante è in piena campagna elettorale, serve una mossa che possa metterla ko e svilire le sue pretese. Il Nostro, arguto e innovativo come sempre, decide allora di incamminarsi con Il Fattore K verso il Cammino di Santiago di Compostela per avere lumi su come agire. I due in groppa a due asinelli comunali, in riposo compensativo, partono per questo lungo viaggio. Baldanzosi e disperati allo stesso tempo, non fanno altro che parlare e scartare ipotesi. “A cu pigliami? Cu arristavi? Facimmi fora a tutti…Erami ‘na guardia e ora?”… Sconfortato il Nostro, rivela le sue preoccupazioni al Fattore K che in verità, al momento ha un’unica preoccupazione, non farsi buttare giù dall’asino. Durante il cammino, incontrano diversi cittadini che si chiedono: “Ma chi fa, finalmenti si ni va?  Era ora, u capivi ca unnè cosa…”. In paese non si parla d’altro, i cittadini si sentono liberati.  Si diffonde repentina la voce, pure Emilio passa cu banni, la cosa sembra certa. Esulta soprattutto la Rampante che organizza subito un Ballo della Cordella in piazza Margherita per festeggiare. Non sanno gli ignari cittadini che i due eroi, serbano una sorpresa. Il Cammino è lungo e impervio. “Cu mu fici fari? Sugni puri in pinsioni, cu mi ci purtavi? “…impreca il Fattore K  mentre il Nostro distante non lo sente. Un viatico più che un viaggio. Ad un certo punto, i due giungono ad un crocevia. Una ,strada va a Sinistra, un’altra prosegue al  Centro e l’altra a Destra.  Come l’asino di Buridano,  il Nostro non  sa decidere: “da qualche tempo dico di essere Renziano nei valori   ma a  Sinistra non mi vogliono. Al Centro ho fatto già una brutta esperienza: pigliai tutti chiddri ca si putiva piglairi e mi lassaru sulu comu un cani .  A Destra …beh,  si vaiu a Destra, la Rampante mi sgrifa”…Cosa fare dunque? Il momento è topico. Davanti a quell’incrocio restano fermi più di una settimana, si sa il Nostro  è un tipo lento, lento….lentissimo come l’asino, non prende una decisione neanche sotto tortura. Passano i giorni e il Fattore K sente il bisogno di fare una pausa, certi “bisogni”  si fanno incipienti. Poco distante dall’incrocio intravedono  un’Area di Servizio. I due si avviano e la raggiungono.

Giunti all’Area di Servizio, il Nostro come in trance, comincia a declamare il suo nuovo manifesto politico:

“Contro il malaffare, contro le ingiustizie, contro il clientelismo, per continuare nel solco da me già tracciato, per costruire un mondo migliore, più giusto, a mia immagine e somiglianza, realizzeremo in un’ AREA DI SERVIZIO, un grande progetto politico, innovativo, denso di culture politiche diverse che si fondono per raggiungere un unico e preciso obiettivo: “NON FARMI LAVORARE PER ALTRI CINQUE ANNI”. Sconvolto il Fattore K, non riesce neanche a scendere dall’asino. Come potrà difendere l’indifendibile? Stanco e provato non se la sente di fare ancora una campagna elettorale al fianco del Nostro. Deve trovare il modo di sganciarsi e scendere definitivamente dall’asino . “Sindaco, detta così sembra un insulto, va bene che la politica, quando vuole, giustifica tutto, e nuatri cosi assurdi n’ami giustificati, però mi permetto di fare notare: un progetto non lo abbiamo mai avuto, cultura mancu a parrarini, ‘u clientelismo ‘u facimmi, n’accattami du consiglieri e ci facimmi fari l’assessura pi un farini fari a sfiducia…Neca stami esageranni ora? I chistiani già ca ni puonni vidiri assai…”. Il Nostro, restando in groppa all’asino ma con la testa più dura di un mulo, ormai ha deciso e, con la flemma che trova sempre nei momenti più disperati, sentenzia: “Caro Fattore K, i chistiani pua su scordani, ora ci dami balli e feste e viri ca su scordani. Nell’ “AREA DI SERVIZIO” c’è spazio per tutti e per tutto. Rifletti, cosa si fa in un’area di Servizio? Si prende un caffè, si fa pipì, si metti a benzina, ca ‘o paisi custa assai, si fanno due passi e ci si rilassa. Ma la cosa più straordinaria che si può fare, sopra ogni altra cosa, è che nella nostra “AREA DI SERVZIO”  ci si FERMA in sosta permanente e BASTA. Si può stare fermi e sostare per ore e ore, giorni e giorni ma anche anni, senza che nessuno ti possa mandare via. ESATTAMENTE COME AL COMUNE!

 Caro Fattore K, questa  idea  dell’”AREA DI SERVIZIO” è talmente potente e geniale ca sugni sicuri ca ma copiani.  Il Fattore K a questo punto ferma l’asino, scende e con passo risoluto e deciso entra nell’ “AREA DI SERVIZIO”. Si libera del “bisogno incipiente” e, dopo avere tirato un profondo respiro liberatorio, dice tra se e se, a bassa voce: “ormai a mia iri appriessi o farmi purtari di scecchi ‘un mi servi cchiù…. Ora mi pigliu ‘na bella  durmusa, mi stinnicchiu….. e ppi natri cinq’ anni,   ma puonnu sulu…. annacari ! ”