mercoledì 8 giugno 2016

Lettera aperta a Matteo Renzi





Matteo, vieni qua siediti, lascia stare la frenesia di andare in continuazione ovunque. Vedi oggi c’è il sole, qui da noi al sud, il cielo è azzurro e limpido. Fermati, mettiti accanto a me e chiacchieriamo un po’. Sai io è da qualche tempo che vorrei dirti due cose. Ti aspettavamo sai, io e altri tantissimi compagni, si è vero, ti aspettavamo da molto tempo. Abbiamo sempre avuto le nostre idee, i nostri amati e struggenti ideali, ma non sapevamo a chi darli. Li abbiamo tenuti gelosi insiemi alla nostra storia. Abbiamo vagato, un po’ come gli ebrei nel deserto fecero secoli e secoli fa. Noi di deserti ne abbiamo passati tanti! Ogni elezione una sofferenza immensa. Ogni sconfitta una fitta al cuore. Ogni volta abbiamo sperato che fosse la volta buona. Quando lo fu con l’Ulivo, ci pensò un compagno vestito con maglione di cachemire a buttarci giù a non avere rispetto del nostro popolo. Finì lì il sogno, dopo tante battaglie durò poco. Poi il nulla, vedevamo i nostri leader cadere a uno a uno per colpa della violenza e del populismo di una destra accanita a risolvere solo i suoi Problemi e i suoi interessi. Te le ricordi le leggi ad personam? Il mai votato conflitto di interessi…? E poi gli scandali, le olgettine, e la Merkel, e siamo vicini alla Grecia…il tempo passava e noi aspettavamo. Alcuni sono andati via e, però nessuno se n’è accorto. Poi sei arrivato tu, un tuono che voleva rottamare tutto e tutti. Ci siamo detti, noi le idee le abbiamo, il popolo c’è, gli ideali sono intramontabili…ecco finalmente abbiamo un leader, uno che non ha paura di niente, uno che ci farà valere. Eravamo pronti, ti abbiamo dato fiducia. Poi il partito, poi il governo…noi ci siamo stati. Te le ricordi le elezioni europee? Un sussulto di orgoglio. Abbiamo asfaltato tutti. Noi che siamo stati accuditi e liberati da Berlinguer. Si quell’uomo esile che andò in Russia e lì disse: i comunisti italiani non c’entrano nulla con il vostro comunismo, noi guardiamo alle democrazie occidentali. Che uomo Enrico, uno che in tempi non sospetti ci insegnò che un partito deve porselo il problema della questione morale. Da qualche tempo non avevamo un leader e per questo ti abbiamo creduto. Adesso siamo al giro di boa, ti stai lasciando andare, stai perdendo lo smalto. Lo capisco governare in questa situazione difficile è un tormento. Lo so, stai facendo le riforme che altri paesi hanno fatto decenni prima di noi, e noi lo apprezziamo il tuo dinamismo. Pero Matteo, una cosa è abbozzare in Parlamento con Verdini e co. Un conto è cercare di realizzare nel paese il Partito della Nazione. Hai visto i risultati elettorali non ci hanno premiati, era più che prevedibile. Noi popolo di sinistra, mai potremo andare d’accordo con Verdini e i suoi, con gli ex cuffariani, con gli ex berlusconiani, con gli ex di se stessi che ti cercano solo per salvaguardare il loro potere. Sempre pronti a salire sul carro dei vincitori. Mestieranti senza mestiere se non quello di servire il potente di turno. Noi non siamo cosi, noi abbiamo la nostra identità. Non barattare il referendum con la tua persona, non metterci davanti ad un aut aut. Tu lo sai, noi a sinistra ci scorniamo, litighiamo, ma non amiamo gli aut aut. Non è a noi che devi rivolgere la tua rabbia, no, noi, ti abbiamo permesso di essere li. Non andare a cercare altri, noi siamo qui. E abbiamo bisogno di un Segretario che si prenda cura della base, che ascolti i territori. Te l’hanno detto cosa sta succedendo in Sicilia?  Matteo rifletti, cosa c’entriamo noi con quelli che ci hanno sempre dato contro e che ora entrano in massa nel Pd perché qualcuno glielo permette? Siamo diversi, lo siamo nel cuore, nella mente. Intellettualmente distanti anni luce. Noi non li vogliamo, per noi saranno sempre avversari politici. Entrano in casa nostra e fanno pure gli sbruffoni. Fermati Matteo, guardaci, noi siamo qui e siamo tanti, non ci disgregare. Devi unire, devi prenderti cura di questo popolo.  Vogliamo andare avanti insieme? Lasciali andare, noi le idee le abbiamo, torniamo al sociale, torniamo a pensare che vincere a tutti i costi, non conta. Conta vincere per quello che siamo, per quello che insieme sappiamo fare.
 

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