“Che cosa vuol dire
libertà, che cosa vuol dire democrazia? Vuol dire prima di
tutto fiducia del popolo nelle sue leggi: che il popolo
senta le leggi dello Stato come le
sue leggi, come scaturite
dalla sua coscienza, non come imposte dall’alto… Il popolo italiano consacra alla memoria dei fratelli caduti per restituire all’Italia libertà e onore la presente Costituzione”.
Piero
Calamandrei
Ci
sono date nella storia di un Paese, che ne segnano profondamente la vita e il
percorso umano e civico che il suo Popolo ha compiuto. Il 25 aprile appena
trascorso ci ha ricordato che settanta anni fa l’Italia era finalmente liberata
dalla dittatura. E’ stata una giornata segnata da molte celebrazioni; il Capo
dello Stato si è recato al Teatro Piccolo di Milano, simbolo con il suo
mecenate Giorgio Strehler, proprio di quel 25 aprile del 1945, quando invitò
tutti i musicisti di Milano a suonare per la libertà, in tutte le strade della
città. Molte commemorazioni sono state anche commoventi, come il ricordo delle
molte stragi ad opera dai nazi fascisti, come Sant’Anna di Stazzema per citare,
forse quella più rappresentativa, nella quale furono trucidati, in poche ore
560 civili italiani. Bellissimi e molto forti i ricordi di tutti i partigiani,
ormai anziani, che in moltissimi programmi TV ci hanno ricordato che non si
finisce mai di avere coraggio e di combattere per la libertà e la dignità del
proprio Paese e della propria storia. Ed è sempre la storia, il nostro chiodo
fisso, la base da cui partire per spiegare il presente. Il nostro presente oggi
è caratterizzato da una politica che a Castelbuono dimentica il 25 aprile e il
suo significato. La storia della mancanza delle bandiere sul prospetto del
Municipio che i gruppi consiliari avversi al Sindaco hanno denunciato, oggi,
proprio il 25 aprile assume un significato ancora più rilevante. Non ci sono
simboli a Castelbuono che aiutano a comprendere quella storia, che rende onore
al senso patriottico. Non ci sono state manifestazioni, non ci sono state
commemorazioni, ma come direbbe qualcuno, foto gaudenti sui social network del Nostro allietato, senza neanche tanta
convinzione, durante una scampagnata. E
se l’attuale amministrazione è sorda ai richiami del senso civico più profondo,
spiace costatare che neanche le Istituzioni culturali hanno reso onore al 25
aprile. Anche il Primo maggio, altra data indicativa, oggi più che mai vista la
grave crisi lavorativa, a Castelbuono si è ridotta a un menù a pagamento,
servito nel solo parco pubblico, chiuso sempre alle famiglie e ai bambini ma,
aperto per l’occasione. Non si ha notizia che in quella sede, si sia dibattuto
di lavoro, si siano invitati ospiti, si siano avviati dialoghi, riflessioni. E
anche lì foto compiacenti di fritture caserecce e bicchieri in evidenza. Che
cosa resterà delle parole di Calamandrei, quale monito sul rispetto delle
regole, oggi ahimè calpestate nella nostra amata Castelbuono? Che politica è
questa che non si occupa di insegnare agli studenti, che non collabora con le
scuole per inculcare il concetto primario che solo rispettando le regole, i
luoghi e la storia, una Comunità può avere un futuro migliore e coeso? Quale
idea ha del percorso storico l’attuale Assessore alla cultura? Commovente è l’insegnamento di Calamandrei
che ci racconta che le leggi sono scaturite dalla coscienza dell’uomo, come se
fossero un tutt’uno. E a Castelbuono le Cassandre, si quelle che celebrano le
sagre e gli improvvisati “eventi culturali” continuano nel sonno profondo della
mancanza di senso civico e storico, contribuendo a rendere Castelbuono una finta oasi nel deserto che avanza.
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