domenica 22 marzo 2015

La libertà non è un’opinione

“La libertà di stampa è garantita solo a coloro che ne possiedono una”. 
A.J. Liebling
Le parole sono importanti, come scriveva Ignazio Silone, le parole sono pietre, fanno bene e male. Le usiamo per comunicare, per dire la nostra, riservandoci, quando accade, di scriverle con intelligenza e sensibilità. Il caso che ha riguardato l’allarme di boicottaggio lanciato dal blog Castelbuonolive in realtà è un falso problema. La redazione si è trincerata legittimamente sulla scelta, di continuare a pubblicare in modo del tutto discrezionale commenti anonimi, gridando alla libertà di stampa. Gli risponde, appellandosi sempre alla stessa libertà di stampa, l’altro blog, Castelbuono.org, che invece, attesta la linea del commento firmato. In nessuno dei due casi abbiamo riscontrato la necessità delle due redazioni, di spiegare in cos’altro si distinguono. Riportano spesso le stesse notizie, facendo a gara sul numero di accessi o sui tanto di moda “mi piace”, come se fossero metri idonei a capire dove sta di casa la verità. La libertà di stampa non è una coperta corta, non è appellandosi a essa che la si rispetta di per sé. E così com’è legittimo da parte delle redazioni di pubblicare, di darsi una linea più o meno discutibile, è altrettanto legittimo scegliere il blog o il giornale opportuno cui inviare i propri comunicati. La questione però che vogliamo approfondire è un’altra. La libertà di stampa è evocata da coloro i quali, anche su giornali locali, la utilizzano per colpire il vissuto personale delle persone, i cui nomi utilizzano, senza conoscenza alcuna e spesso solo per colpire la persona e non il suo operato. Questi amano definirsi scribacchini e non giornalisti come, se il solo termine, potesse attestare ancora di più la libertà loro. Invece ottengono l’effetto contrario: la totale mancanza di pudore e senso civico. Articoli privi di contenuto vero, di spessore morale, si aggirano con compiacenti giornali e blog come direbbe qualcuno “giornalai”, con il solo intento di scatenare risse e urla. Ignorano, con l’accezione latina del termine, che scrivere significa assumersi la responsabilità di un’onestà intellettuale che sbandierano, ma dietro la quale non vi è sostanza. E così come gli anonimi cui tutto è consentito purché siano di parte, essi, gli scribacchini, auto valutatisi donne e uomini di cultura, attaccano, provocano, usano inutili pretesti e non si firmano. Anche loro usano l’anonimato di una redazione per colpire e screditare. Scrivono ammettendolo essi stessi, solo dettati, cosa ancora più grave, da percezioni. Il nostro professore di filosofia, ci ha insegnato che prima di emettere un giudizio di qualsiasi genere esso sia, bisogna conoscere, ricercare la verità. Amare lo studio e avere rispetto delle persone e della loro storia, passa attraverso l’educazione al dovere e non al senso discrezionale del diritto di una libertà usata solo per difendere l’indifendibile. La libertà intellettuale è una conquista, è sacrificio è avere il coraggio di mettere in gioco quanto di più prezioso si ha per difendere ora un’idea, ora un’ideale, ora un amico, ora il Bene Comune. Essere liberi, non farsi condizionare è faticoso, costa cara la libertà per questo è scomodo colui il quale la difende, sapendo che pagherà in coerenza. Sconoscono l’ironia, non danno merito neanche alla vecchia tradizione di Castelbuono, la Satira, che con intelligenza colpiva senza ferire. Ancora oggi lo fa e molti dei bravissimi attori che ci hanno deliziato al Veglione, vengono proprio dall’oratorio. Ci vorrebbe per costoro il ritorno di quell’oratorio, non di quello che il senso comune negativamente esprime, ma di quello di qualche anno fa a Castelbuono. Un luogo educativo, di confronto vitale e onesto in cui la persona aveva la possibilità di crescere svolgendo attività creative e spirituali portante avanti con volontariato, intelligenza, coerenza e un forte senso di aggregazione civica e umana.

 Non sanno confrontarsi su certi livelli, fanno serpeggiare, come ci ha abituati certa politica, insinuazioni, voci, percezioni, dicevamo, senza crearsi il minimo scrupolo morale. A questi signori diciamo che il tempo del frastuono è finito, per noi, non è mai iniziato, stiano sereni, comincino, hegelianamente a cercare la verità e non fermarsi kantianamente all’apparenza. Sappiano che crescere è bello, conoscere è entusiasmante, capire è passione, comprendere è amore e lealtà.

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