“Così è
diventato il nostro mondo: la pubblicità ha preso il posto della letteratura,
gli slogan ci colpiscono ormai più della poesia e
dei suoi versi. L’unico modo di resistere è ostinarsi a pensare con
la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore.”
Tiziano Terzani
Sabato due febbraio davanti al municipio di
Castelbuono, eravamo pochi, forse neanche trenta. Pochi a condividere un
momento importante, aderire alla mobilitazione spontanea “L’Italia che resiste”.
Eravamo poco sì. Qualcuno ha anche detto, senza neanche crederci tanto, “pochi
ma buoni”. Non era una sagra, non c’era nulla da mangiare, c’era una linea che
interessa tutti, anche quei mille che non c’erano. Qualcuno ha anche fatto
molta ironia contro di noi. Menti che sanno solo di pochezza. Esserci e resistere
appunto, contro la deriva autoritaria e lontana dall’umanità che sta prendendo
la nostra sbandata Italia. Eravamo pochi ad ascoltare le parole di Don Milani,
dell’Eneide di Virgilio. Pochi ad ascoltare la testimonianza della pasionaria
dell’A.N.P.I. Eravamo pochi a pensare con la nostra testa, a uscire da casa a un’ora
improponibile, per esserci e testimoniare. Abbiamo ascoltato le parole di chi
quel viaggio tormentato l’ha fatto ed è tutto nei suoi occhi. Abbiamo lottano
contro ciechi pensieri, contro menti avvolte nell’odio portando parole di
coraggio e lealtà. Sì, perché ognuno ha i suoi diritti, le proprie fatiche, le
tante stanchezze, ma questo non vuol dire chiudere gli occhi rispetto a chi ha
bisogno. Eravamo pochi a difendere la dignità, la natura che ci vuole diversi
solo esteticamente, ma uguali eticamente. Tornando a casa ci siamo chiesti, perché
non c’erano quelli che organizzano e onorano la Giornata della memoria, dove
erano finiti quelli che ricordano la Giornata contro la violenza sulle donne, tutti
quelli che su Facebook aderiscono alla Giornata mondiale della gentilezza. Noi
eravamo lì e avevamo bisogno di voi, del vostro conforto, delle vostre parole,
anche dei vostri silenzi. C’è bisogno di testimoniare da che parte stare,
accanto a chi vogliamo camminare. Oggi non abbiamo bisogno di tempo, dobbiamo
imparare a parlare di frontiere e non più di confini. Abbiamo bisogno di
rispetto e che esso diventi educazione permanente. Eravamo pochi, ma eravamo lì
non con la resilienza, concetto che sottintende una certa sottomissione, no, noi
eravamo lì come nuova resistenza civile. Qualcuno ha detto che siamo e possiamo
essere lievito, ma per avere fortuna, quei mille che non c’erano, devono uscire
dalle loro case, venire e ascoltare parole di dignità. Ognuno ha la sua parte
in questa tremenda odissea contemporanea, c’è bisogno di persone amiche.
Abbiamo bisogno di imparare l’amore e lo stare insieme. E come diceva Terzani, “ L’unico modo di resistere è ostinarsi a pensare con
la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore.”
Nessun commento:
Posta un commento