martedì 20 novembre 2018

LA MALINCONIA



“Se si domanda a un malinconico quale ragione egli abbia per esser così, cosa gli pesa, risponderà che non lo sa, che non lo può spiegare. In questo consiste lo sconfinato orizzonte della malinconia”.
Søren Kierkegaard
Gli antichi greci, che tutto ci hanno insegnato, ritenevano la malinconia una bile oscura, melànos che in  greco vuol dire nero e cholè che significa bile, entrambi i termini rendono esaustivo il significato. Anche il grande Ippocrate, padre di tutti i medici se ne occupò, e trovò, proprio in quel significato lo stato d’animo che molti uomini provano. Sicuramente non è un bel sintomo la malinconia, ci costringe a volgere lo sguardo al passato che il ricordo edulcora, anziché osservare il presente che è denso di insidie. Così, quando non abbiamo il coraggio di ammettere che ci siamo messi in un tunnel senza via d’uscita, guardiamo al passato glorioso che le cronache ci raccontano. Di quel passato togliamo tutto quello che non ci piace e selezioniamo solo quello che, pensiamo, abbia contribuito a farci grandi. La mente sa essere davvero incredibile. Alcuni pensano, anche grandi nella storia. Nascondersi e rifugiarsi sono sport molto praticati a Castelbuono e proprio per questa ragione, si cerca insistentemente il passo che fu di un tempo. Lentamente lo troviamo, non abbiamo neanche bisogno di inventare nulla, nessuna fantasia, non serve. Allora così, Castelbuono guarda a quello che era venti anni prima e riapre le porte. Neanche vale la pena chiedersi, quando le ha chiuse, semplicemente non serve. Guardiamo ad altro, al passato anche quando dobbiamo scegliere la classe dirigente. Basta dare uno sguardo veloce e furtivo e possiamo prenderci quella che altri hanno portato all’altare e che però non hanno saputo né valorizzare né fermare quando era il momento opportuno. Il malinconico, non lo sa perché si sente così, fa e basta quello che il passato gli richiama. La sua malinconia non ha orizzonti. Dimentica anche le promesse dal palco, che Castelbuono non sarebbe mai più stata “vittima” delle sagre. Ragion per cui si sarebbe lavorato a un turismo di cultura e storia. Niente di tutto questo, con la classe dirigente di un altro e con il passato che incombe, non c’è posto per la cultura figuriamoci per la storia, tolta anche come tema dagli esami di maturità. Dimenticare è la medicina migliore; meglio ancora, ricordare solo quello che si vuole, tende a fare galleggiare lievi verso un futuro incerto.  In linea perfetta con la politica nazionale, languiscono la voglia e il bisogno di qualcuno di ascoltare altri discorsi, di trovare luoghi, Agorà, possibili per un confronto all’altezza della storia. L’asino, animale docile e favoloso, cui però non è stato mantenuto (neanche a lui, figuriamoci!), un futuro radioso, fatto di pet therapy, allevamenti, produzione dell’attimo latte di asina che ci avrebbe portato ricchezza e benessere. Quanti convegni, quanti incontri, quanta pubblicità e propaganda…proprio in quel passato! Ridotto anche lui a simbolo di un passato che ritorna grazie alla malinconia. A pensarci bene l’asino un po’ malinconico è.





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