“Se
si domanda a un malinconico quale ragione egli abbia per esser così, cosa gli
pesa, risponderà che non lo sa, che non lo può spiegare. In questo consiste lo
sconfinato orizzonte della malinconia”.
Søren Kierkegaard
Søren Kierkegaard
Gli
antichi greci, che tutto ci hanno insegnato, ritenevano la malinconia una bile
oscura, melànos che in greco vuol dire
nero e cholè che significa bile, entrambi i termini rendono esaustivo il
significato. Anche il grande Ippocrate, padre di tutti i medici se ne occupò, e
trovò, proprio in quel significato lo stato d’animo che molti uomini provano.
Sicuramente non è un bel sintomo la malinconia, ci costringe a volgere lo
sguardo al passato che il ricordo edulcora, anziché osservare il presente che è
denso di insidie. Così, quando non abbiamo il coraggio di ammettere che ci
siamo messi in un tunnel senza via d’uscita, guardiamo al passato glorioso che
le cronache ci raccontano. Di quel passato togliamo tutto quello che non ci
piace e selezioniamo solo quello che, pensiamo, abbia contribuito a farci
grandi. La mente sa essere davvero incredibile. Alcuni pensano, anche grandi
nella storia. Nascondersi e rifugiarsi sono sport molto praticati a Castelbuono
e proprio per questa ragione, si cerca insistentemente il passo che fu di un tempo.
Lentamente lo troviamo, non abbiamo neanche bisogno di inventare nulla, nessuna
fantasia, non serve. Allora così, Castelbuono guarda a quello che era venti
anni prima e riapre le porte. Neanche vale la pena chiedersi, quando le ha
chiuse, semplicemente non serve. Guardiamo ad altro, al passato anche quando
dobbiamo scegliere la classe dirigente. Basta dare uno sguardo veloce e furtivo
e possiamo prenderci quella che altri hanno portato all’altare e che però non
hanno saputo né valorizzare né fermare quando era il momento opportuno. Il
malinconico, non lo sa perché si sente così, fa e basta quello che il passato
gli richiama. La sua malinconia non ha orizzonti. Dimentica anche le promesse
dal palco, che Castelbuono non sarebbe mai più stata “vittima” delle sagre.
Ragion per cui si sarebbe lavorato a un turismo di cultura e storia. Niente di
tutto questo, con la classe dirigente di un altro e con il passato che incombe,
non c’è posto per la cultura figuriamoci per la storia, tolta anche come tema
dagli esami di maturità. Dimenticare è la medicina migliore; meglio ancora,
ricordare solo quello che si vuole, tende a fare galleggiare lievi verso un
futuro incerto. In linea perfetta con la
politica nazionale, languiscono la voglia e il bisogno di qualcuno di ascoltare
altri discorsi, di trovare luoghi, Agorà, possibili per un confronto
all’altezza della storia. L’asino, animale docile e favoloso, cui però non è
stato mantenuto (neanche a lui, figuriamoci!), un futuro radioso, fatto di pet
therapy, allevamenti, produzione dell’attimo latte di asina che ci avrebbe
portato ricchezza e benessere. Quanti convegni, quanti incontri, quanta
pubblicità e propaganda…proprio in quel passato! Ridotto anche lui a simbolo di
un passato che ritorna grazie alla malinconia. A pensarci bene l’asino un po’
malinconico è.
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