sabato 24 novembre 2012

Le belle statuine


 

"La parola scritta mi ha insegnato ad ascoltare la voce umana, pressappoco come gli atteggiamenti maestosi delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini, Come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini"

Marguerite Yourcenar, “Memorie di Adriano”


Capita a volte di imbattersi, nella vita, in situazioni strane che nulla hanno a  che vedere con te. Capita a volte di trovarsi seduti, su di una panchina, con una persona che non ti somiglia, che non ha nulla  a che vedere lontanamente da quello che sei tu. Capita a volte di trovarsi di fronte a delle belle statuine.
Ci sono persone che, si muovono, si atteggiano, che parlano come se detenessero solo loro la verità .Ci sono persone che vivono come se tutto dipendesse da loro e per questo non sanno confrontarsi.
Poi ti capita di sederti con loro, su di una panchina,  di ascoltare cosa dicono, di guadare i loro gesti, di sentire il tono della voce, (quasi sempre gridano); guardi il loro modo di vestire, i loro capelli sempre perfetti , sempre ordinati, con la tinta fresca fresca. Sono anche truccate, sempre, non si dica mai uscire di casa senza un filo di ombretto e l’immancabile rossetto dal colore vivace per farsi notare.
Hanno, quasi sempre, le Hogan, la borsa firmata, Luis Vuitton (magari!!!), ma nella fattispecie, essendo provinciali, una marca con la cartina va bene uguale, questo passa il negozio di riferimento.
Pensano di avere sempre ragione, peccato ci credano solo loro. Quando parlano per asserire qualcosa si pongono fisicamente come se stessero dicendo delle verità importanti, come se avessero la chiave di volta; il progetto più importante, l’obiettivo, il fine…sono sempre loro. Salvo poi scoprire il nulla.
Al principio di spiazzano, ti sorridono, ti cercano, ti telefonano sempre, chiamano il tuo nome con il diminutivo, anche se con te non hanno confidenza, ti fanno tante moine, e per farlo parlano male di quello che c’era prima di te, seduto sulla stessa panchina. Allora tu pensi: però simpatica questa , a me fa tanti complimenti!
Poi ad un certo punto tu, anche se resti seduto su quella panchina subisci lo stesso trattamento di quello che c’era seduto prima di te e cadi, solo in apparenza, nelle bassezze, nel curtiglio, nel non capire a che gioco stiamo giocando.
Poi rileggi le “Memorie di Adriano” e tutto diventa più chiaro.
“La parola scritta mi ha insegnato ad ascoltare la voce umana”…e quella di queste persone è stridula, nervosa, stentata, impacciata…insicura.
Continui a leggere “come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m’hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini” …queste persone di maestoso non hanno nulla, la tinta è tinta, il rossetto va via, le Hogan si consumano, la voce si abbassa.
“come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m’hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini” e allora, solo a questo punto, ricordi la tua storia, ricordi che, mentre tuo nonno vestiva nei negozi migliori della città, queste persone non esistevano, ricordi che quando tua madre si è laureata queste persone non c’erano. Pensi che quando a casa tua qualcuno, per passare il tempo, traduce ancora dal latino, queste persone non hanno mai comprato neanche il vocabolario d’italiano.
Allora in quel momento senti che, quando ti hanno insegnato che la cosa importante nella vita, la più importante è dire sempre la verità, quella che ti impone di non parlare mai male degli altri ma, caso mai, di sfidarli sui contenuti. Allora in quel momento ti senti salva, ti senti, finalmente, distante, ritorni in te. E quelle persone diventano piccole, piccole, ritornano al loro posto,  lontane da quella panchina e tu puoi tornare ad ascoltare Jazz suite di Shostakovic e rileggere “Le memorie di Adriano”.


2 commenti:

  1. La Cultura è una delle poche cose che non si puo' comprare.
    E la realtà locale, purtroppo, è quella che è.l'inclinazione al personalismo più che al contenuto è un antico vizio paesano, ma non solo.di beghe e pettegolezzo vivono.non hanno altro
    Ricorda, però, che ciascuno è artefice del proprio destino.
    Già Polibio lo scriveva al suo amico Scipione, elencante la stirpe.



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