"La parola scritta mi ha insegnato ad ascoltare la voce umana, pressappoco come gli atteggiamenti maestosi delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini, Come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini"
Marguerite Yourcenar, “Memorie di
Adriano”
Capita a volte di imbattersi,
nella vita, in situazioni strane che nulla hanno a che vedere con te. Capita a volte di trovarsi
seduti, su di una panchina, con una persona che non ti somiglia, che non ha
nulla a che vedere lontanamente da
quello che sei tu. Capita a volte di trovarsi di fronte a delle belle statuine.
Ci sono persone che, si muovono,
si atteggiano, che parlano come se detenessero solo loro la verità .Ci sono persone
che vivono come se tutto dipendesse da loro e per questo non sanno
confrontarsi.
Poi ti capita di sederti con
loro, su di una panchina, di ascoltare
cosa dicono, di guadare i loro gesti, di sentire il tono della voce, (quasi
sempre gridano); guardi il loro modo di vestire, i loro capelli sempre perfetti
, sempre ordinati, con la tinta fresca fresca. Sono anche truccate, sempre, non
si dica mai uscire di casa senza un filo di ombretto e l’immancabile rossetto
dal colore vivace per farsi notare.
Hanno, quasi sempre, le Hogan, la
borsa firmata, Luis Vuitton (magari!!!), ma nella fattispecie, essendo
provinciali, una marca con la cartina va bene uguale, questo passa il negozio
di riferimento.
Pensano di avere sempre ragione,
peccato ci credano solo loro. Quando parlano per asserire qualcosa si pongono
fisicamente come se stessero dicendo delle verità importanti, come se avessero
la chiave di volta; il progetto più importante, l’obiettivo, il fine…sono
sempre loro. Salvo poi scoprire il nulla.
Al principio di spiazzano, ti
sorridono, ti cercano, ti telefonano sempre, chiamano il tuo nome con il
diminutivo, anche se con te non hanno confidenza, ti fanno tante moine, e per
farlo parlano male di quello che c’era prima di te, seduto sulla stessa
panchina. Allora tu pensi: però simpatica questa , a me fa tanti complimenti!
Poi ad un certo punto tu, anche
se resti seduto su quella panchina subisci lo stesso trattamento di quello che
c’era seduto prima di te e cadi, solo in apparenza, nelle bassezze, nel
curtiglio, nel non capire a che gioco stiamo giocando.
Poi rileggi le “Memorie di
Adriano” e tutto diventa più chiaro.
“La parola scritta mi ha
insegnato ad ascoltare la voce umana”…e quella di queste persone è stridula,
nervosa, stentata, impacciata…insicura.
Continui a leggere “come gli
atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m’hanno insegnato ad apprezzare i
gesti degli uomini” …queste persone di maestoso non hanno nulla, la tinta è
tinta, il rossetto va via, le Hogan si consumano, la voce si abbassa.
“come gli atteggiamenti maestosi
e immoti delle statue m’hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini” e
allora, solo a questo punto, ricordi la tua storia, ricordi che, mentre tuo
nonno vestiva nei negozi migliori della città, queste persone non esistevano,
ricordi che quando tua madre si è laureata queste persone non c’erano. Pensi
che quando a casa tua qualcuno, per passare il tempo, traduce ancora dal
latino, queste persone non hanno mai comprato neanche il vocabolario
d’italiano.
Allora in quel momento senti che,
quando ti hanno insegnato che la cosa importante nella vita, la più importante
è dire sempre la verità, quella che ti impone di non parlare mai male degli
altri ma, caso mai, di sfidarli sui contenuti. Allora in quel momento ti senti
salva, ti senti, finalmente, distante, ritorni in te. E quelle persone
diventano piccole, piccole, ritornano al loro posto, lontane da quella panchina e tu puoi tornare
ad ascoltare Jazz suite di Shostakovic e rileggere “Le memorie di Adriano”.
La Cultura è una delle poche cose che non si puo' comprare.
RispondiEliminaE la realtà locale, purtroppo, è quella che è.l'inclinazione al personalismo più che al contenuto è un antico vizio paesano, ma non solo.di beghe e pettegolezzo vivono.non hanno altro
Ricorda, però, che ciascuno è artefice del proprio destino.
Già Polibio lo scriveva al suo amico Scipione, elencante la stirpe.
condivido pienamente!
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