“Bisogna vedere quel che non si è visto,
vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di
giorno quel che si era visto di notte.”
J.Saramago.
Come chiusi dentro un Grande Fratello di letteraria memoria,
la nostra attenzione è pilotata dalla comunicazione politica solo su alcuni
temi. Castelbuono è nello stesso tempo, il paese della musica, del pane, del
fungo, della natura, dei dolci, dei fiori, del teatro. Siamo talmente tante cose da non essere più nulla
e questo nulla diviene esso stesso evento. Tutto è EVENTO da cavalcare e
propagandare diventando il cavallo di battaglia di un’Amministrazione senza
idee e senza obiettivi. Appropriarsi dei successi e delle capacità delle associazioni
che organizzano a vario titolo le manifestazioni, significa vantarsi del nulla.
Bisognerebbe ringraziare e non vantarsi. Chi non ha idee, non plaude mai a chi
le ha, ma le nasconde cercando di farle proprie al momento opportuno. E contro
questo tipo di comunicazione grandiosa che vuole nascondere il resto, noi, al
contrario, proprio del resto vogliamo parlare. Così come un locale “Chi l’ha
visto?”, vogliamo sapere che fine hanno fatto al Museo Civico, il Premio Tesi e
il Premio Castelbuono Architettura che non sono banditi da due anni? Legati al
Premio Architettura che fine hanno fatto i restauri da realizzare con i fondi
di accantonamento del Museo Civico? Progetti di restauro già pervenuti al
Museo, relativi a Fontana Venere Ciprea, Portone della Sala del Principe,
Fontana di San Paolo e uno dei due altari laterali della Matrice Nuova. Perché non
si è più fatto il restauro già finanziato del pavimento d’ingresso del
Castello? A che punto è il progetto di
restauro della Cappella Palatina, annunciato in consiglio comunale dagli
amministratori del Museo? Nessuno che abbia ricordato culturalmente e
storicamente la nascita del Castello avvenuta esattamente settecento anni fa.
Ma qui una ragione forse c’è, e forse è legata al fallimento del Cinquantesimo
anniversario della nascita del Museo Civico. Ma andiamo avanti. Sono o no
arrivati i fondi di rendicontazione regionali al Museo naturalistico? Esiste
ancora il Centro studi Marco e Rosa Speciale? Cosa realmente si consuma dentro
Casa Speciale? Qualcuno ha notizia del Tavolo tecnico delle Istituzioni
culturali, o della Commissione sul lascito Paolo Cicero, che di “speciale” ha
solo il fatto di essere nata con il botto ed essere finita nel silenzio più
totale? Il Consorzio universitario che “gestiva” in parte Palazzo Failla, che
progetti ha per Castelbuono? E Palazzo Failla, qualcuno se ne ricorda o ormai è
divenuta anch’esso sala banchetti privati e basta? Chissà come è ridotto il
giardino dei Ventimiglia che si trova al suo interno. Il piano traffico, il mercato del contadino? Di
Centropolis ci occuperemo con una riflessione ad hoc perché lo merita. Sono
solo alcuni esempi che abbiamo voluto ricordare, ai quali non sappiamo se ci
saranno delle spiegazioni, come su altri temi e altri interrogativi la politica
da ambo le parti tace. Tace l’Amministrazione intenta solo a rifarsi il look in
vista del passaggio elettorale e tace l’opposizione, in linea su come ha agito.
Nessuno si rende conto di quanta identità stia perdendo Castelbuono, siamo
tutto e siamo niente, siamo proiettati verso un’idea di paese turistico data
per realizzata, ma che manca di tutto. E a quelli che dicono che in passato si
è scommesso sulla cultura, ricordiamo che si in parte è vero, ma che se ancora
dopo più di venti anni ancora parliamo di come ricostruire il Teatro Le
Fontanelle, di come sarebbe necessaria una Fondazione culturale che gestisca il
patrimonio storico e artistico, evidentemente qualcosa non ha funzionato. Per
scrivere una nuova storia, bisogna fare chiarezza, fare quella sana autocritica
che nella politica è mancata, per cui la colpa non è mai di nessuno. Il nuovo
ha bisogno del vecchio solo per evolversi; è il nuovo che deve scrivere il
futuro non il vecchio che appartiene al passato. Come un film, bisogna tornare
a guardare e riguardare la storia degli ultimi venti anni, sequenza dopo sequenza, analizzare,
segnare, per comprendere e non solo capire, come e perché le nostre Istituzioni
culturali oggi navigano a vista, senza un progetto coeso e senza tenere conto
né dei fini istituzionali, né dei bisogni dei cittadini. Fintanto che esse, si
rivolgeranno solo al probabile turista, dimenticandosi dei castelbuonesi non ci
sarà mai una crescita culturale. Occorre
tornare a guardare, dunque, e ricreare quel mondo di cose
perdute dietro un’improvvisata politica che distrugge e non costruisce. Dovremmo tutti ricordare che l’idealismo non è
difendere le nostre idee quando non costa niente. Ma è quando costa che vale la
pena praticarlo.
N.B: apprendiamo con favore che, nei giorni in cui l’articolo
andava in stampa, finalmente è stato bandito il Premio Tesi del Museo Civico.
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