Aldo Moro
Scrivere non è mai un atto semplice, bisogna
sapere usare bene le parole, individuare bene i concetti, sapere vedere oltre a
quello che si vede con gli occhi. Aprire la mente, osare il pensiero e farlo
emergere sviluppando un senso critico atro rispetto a quanto si dice in giro.
Scrivere è coraggio ancora di più in tempi così
paurosi, in cui una certa velata serenità è squarciata da notizie di violenza
oscura e complessa. Castelbuono, da sempre è raccontata come il paese degli
eventi e delle estati che non finiscono mai, ma oggi si trova a sbattere la
faccia contro un muro alto, alto fatto di bugie, omertà, silenzio assordanti,
in cui chi è più debole ne soffre tutte le conseguenze. Non è forse che andando
dietro, in questi ultimi anni, ai primati vani come, del paese più bello, la
migliore raccolta differenziata, dando premi per il migliore piatto tipico, la
più spiccata personalità e via discorrendo ci si è persi? Manca, è evidente,
una regia sociale e politica che abbia un progetto di crescita sociale e
culturale che serva a tutti i cittadini. Non parliamo, ovviamente, delle tante
iniziative che si susseguono nel fine settinana, ma di un progetto più ampio
che lasci perdere i proclami soliti cui siamo abituati e che neanche sentiamo
più, e verta verso un’attenzione vera e concreta verso quei bisogni celati dall’omertà
e da un inesistente controllo sociale che gridano vendetta.
Bisogna, allora guardare la realtà per quello
che è, conoscerla, Castelbuono, è un paese come tutti gli altri, con i suoi pro
e i suoi contro, e oggi, dovrebbe iniziare a distinguersi per la capacità di
mettere insieme vincitori e vinti verso un unico obiettivo, salvaguardare le
famiglie e i minori nei confronti di chi è violento.
Sarebbe opportuno, a questo punto, parlare meno
di turismo e cibo di strada e percorrerle insieme quelle strade buie che
restano distanti dalla piazza gremita di forestieri.
Serve un patto sociale e politico tra
l’amministrazione, le scuole, le associazioni di volontariato, la chiesa, le
associazioni culturali che segni una volta per tutte una svolta nel mare magnum
della follia quotidiana. A noi il tema sta molto a cuore, lo sentiamo, lo
viviamo quasi giornalmente e per questo sentiamo l’esigenza di uscire dalla
dialettica degli ultimi tempi volta soltanto alle solite invettive personali,
per andare oltre, per fare in modo, che le famiglie, i minori e i giovani che
sono rimasti sentano di vivere in un paese bello, sì, ma sicuramente attento e
solerte. E per questo faremo la nostra parte. Serve sentire, oggi più che mai,
parole vere e concrete, fatti, azioni che possano essere di sollievo a quanti
in questo momento non ne hanno. Si tratta, come diceva Moro, di vivere il
nostro tempo con le sue difficoltà, con meno lustrini e più consapevole
sostanza educativa e culturale.
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