lunedì 13 agosto 2018

L'assente


 Questa è tradizione, la parola tradizione viene dal latino tradere, significa tramandare/consegnare quindi oggi ai giovani, ai ragazzi ai bambini è consegnato questo tesoro che è la devozione a sant’Anna”.
Discorso del Vescovo Mons. Marciante alla comunità di Castelbuono
Tum, tum, tum…inizia presto la festa, la mattina del 22 luglio, alle prime luci del giorno, “i Maschiati” ci svegliano per dirci che la festa è iniziata. Santa Maddalena apre la “fera”, voluta dai Ventimiglia tanti secoli fa. Dentro il Castello è tutto una tempesta di riti sacri e devoti ad Anna. Aprite il portone centrale, chiudete la biglietteria, non si paga biglietto in quei giorni. D’altronde la devozione non ha prezzo. Mettete il tavolino dietro il portone centrale e che inizi la raccolta per la festa. Sali su, chiudi le porte, apri le finestre. Attenti ai bambini che non se infilino nell’inferriata, pulite la Sacra Cappella, il mattino presto c’è la prima messa e iniziano ad arrivare i fedeli. Già i fedeli, quelli che non si stancano mai, quelli che vengono più volte al giorno per stare lì anche in silenzio, lì accanto a lei. Mi raccomando i cordoni, non facciamo che passino dietro, dove non si può. Il balcone della Sacrestia deve rimanere aperto perché si possa ammirare il magnifico panorama che hanno scelto di farci vedere secoli fa i Ventimiglia. E’ arrivato il frigorifero che servirà a tenere fresca l’acqua per tutti i volontari del Comitato di Sant’Anna, è una fatica ma mattetelo nelle carceri. Alle 19.00 chiudete le porte del Museo, si va solo su in cima nella Sacra Cappella. La sera accendete presto le luci, ci sono i Vespri, quelle preghiere sussurrate al tramonto che è uno spettacolo ascoltare. E’ il venticinque finalmente esce, ed è esposta, dopo un anno era ora, l’abbiamo attesa tanto. Tac, tac, tac.  sette volte, in un silenzio irreale. I turisti si affollano, i devoti hanno l’atteggiamento della commozione e della fierezza insieme. Per questo li distingui, guardano la loro nonna con occhi diversi dagli altri. Sali, scendi, mille volte le scale, mille botti e tum, tum, tum è mezzogiorno, e poi di nuovo tum, tum, tum è l’imbrunire. La vita, il tempo sono scanditi dai colpi di cannone, come nelle feste che si rispettano. Sali e scendi mille volte e non senti la stanchezza. Il ventisette, chiusi a doppia mandata dentro la Sacra Cappella, il Presidente del Comitato di Sant’Anna, il Direttore del Museo Civico e qualche volontario del Comitato, cuciono finalmente l’oro e preparano con attenzione la Cappa dorata del Sacro Reliquario. Poi scende, bellissima, austera, brillante ed è commozione per tutti, si piange, si ride, si alzano le braccia al cielo, si prega il Rosario in dialetto antico, si abbellisce la Vara che la porterà il giro per la gioia di tutti. Ci sono da preparare le candele, centinaia e centinaia per tutti i confrati e tutti coloro che parteciperanno alla Solenne processione. Un turbinio continuo la festa dentro il Castello, che chi non l’ha mai vissuta, non può comprendere o forse sapere. Un lavoro enorme, massacrante perché tutto sia rispettato, onorato com’è giusto che sia. Un lavoro che va Diretto, governato nei minimi dettagli. Peccato che chi avrebbe dovuto dirigerlo non c’è stato, neanche quando, per quel terribile vento di tramontana che si è alzato nelle notti scorse, creando una forte corrente, ha distrutto le lampadine, (speriamo solo quelle) dei bellissimi lampadari della Cappella. Ora, e sappiamo di non essere fuori da coro, chi avrebbe dovuto, per contratto di lavoro e per rispetto istituzionale, essere presente e lavorare a tutto quello che in poche righe abbiamo raccontato, non solo ha fatto un torto ai presenti che non si sono risparmiati, ma anche a tutti i cittadini di Castelbuono, considerato che ruolo ricopre e perché. Siamo consapevoli che, le istituzioni si onorano solo se si onorano i cittadini. Tutto il resto è manifesto estetico, giusto per occhi di chi guarda l’’ultima sera la solenne Processione. Manifesto estetico che, certamente non passerà alla storia e non farà tradizione, come ci ha magnificamente ricordato il vescovo.




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