giovedì 3 marzo 2016

Le mani sulla cultura

“Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla”.
(Oriana Fallaci)
Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di partecipare alla conferenza del Prof. Camillo Palmeri dal titolo “1316-2016. I momenti fondamentali del prestigio Castelbuonese”, incontro organizzato dalle due associazioni storiche di Castelbuono, Auser e Ceres. La conferenza molto partecipata si è tenuta alla Sala delle Capriate della Badia di un sabato pomeriggio. Il Prof. Palmeri ancora una volta con la sua importante preparazione unita a passione, ci ha condotto in un viaggio lungo settecento anni che ha visto Castelbuono meta e anche crocevia di tante storie e popoli. Bizantini, Ebrei, Spagnoli, Normanni, Arabi. Attraverso l’aiuto di fotografie abbiamo potuto toccare con mano la posa della prima pietra del Castello, le gesta di Francesco I Ventimiglia fondatore di Castelbuono, quelle di Giovanni I “padre putativo” degli arieti di Bronzo portati fin qui dal Castello di Maniaci di Siracusa. E ancora, la Venere Ciprea, le strade, i giardini, il belvedere, i vicoli, le fontane, le chiese. Al centro di tutta la disquisizione lei, la Reliquia di Sant’Anna, vera “arma segreta” della conservazione del Castello e punto di riferimento da sempre di tutta la Comunità.
Camillo Palmeri è un uomo appassionato della sua Castelbuono e non perde occasione per insegnarci quanto è bella la nostra storia, così vicina e così tessuta insieme con altre storie che in Sicilia si sono consumate. E’ stato un momento importante per chi era lì e che ha potuto ascoltare anche storie che non sempre si tramandano. Quello che però è stato subito evidente erano le assenze importanti e la sede della conferenza. Un tema così importante per la nostra Comunità com’è che non è stato prodotto dal Museo Civico? Com’è che la conferenza si è tenuta alla Sala delle Capriate e non, com’era giusto che fosse, nella Sala del Principe del Castello della Ventimiglia alla presenza di tutta la dirigenza del Museo Civico? A dire il vero quella dirigenza era assente anche alla Sala delle Capriate; assenti erano anche tutti i consiglieri comunali, quasi tutti gli assessori, mancava in particolare quello alla cultura. Assenti erano tutti i membri dei CdA delle Istituzioni comunali. A pensarci bene, anche in moltissime altre occasioni le amministrazioni delle Istituzioni culturali sono assenti, così come la politica. Quello che viene in mente a questo punto è, che fine ha fatto il Tavolo tecnico delle Istituzioni comunali? Passato inosservato per l’Istituzione museale il Cinquantesimo anniversario della nascita del Museo Civico, non era forse questa un’occasione per dimostrare che almeno non sono del tutto perduti i fini istituzionali del Museo? Che forse non dobbiamo temere che sia solo una galleria di arte contemporanea così come ce ne sono tante in ogni città? Solo dalla conoscenza e dal rispetto della storia si può creare quel progetto culturale che tenga conto della diffusione dell’arte, dei progetti di restauro, della divulgazione dei tesori che, qui, in molti angoli e luoghi sono conservati da secoli. Non ci risulta ci siano, infatti, allo studio progetti di ricerca sul patrimonio artistico e storico. E’ stato totalmente abbandonato quello relativo alla pubblicazione sullo studio e la storia del reliquario di Sant’Anna?
Eppure l’Amministrazione fa sempre un gran parlare di eventi culturali. Ma se la memoria non ci inganna, solo il Centenario della donazione del Teschio di Sant’Anna alla popolazione e il Bicentenario della nascita di Francesco Minà Palumbo sono stati eventi organizzati in modo corale da tutte le Istituzioni culturali che hanno avuto grande successo e hanno saputo coinvolgere le scuole, le altre Istituzioni pubbliche e tutta la cittadinanza. Qual è, dunque, il progetto culturale per Castelbuono se in incontri così importanti, e non solo,  la politica tutta è assente? Come potrà Castelbuono traghettare le future generazioni a traguardi culturalmente rilevanti se non c’è considerazione per la storia? E’ mai possibile che il successo, (così c’è raccontato), degli eventi culturali sia solo legato alle inaugurazioni più o meno partecipate e non sia invece un processo lungo e meditato in cui l’insegnamento e la divulgazione del nostro patrimonio culturale sia punto fondamentale? Tanti sono gli interrogativi legati anche al Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo che a breve dovrebbe trasferirsi a San Francesco. E’ già allo studio un progetto per l’organizzazione interna della collezione? Si è già pensato come fare fruire i visitatori che dal Castello dovranno andare a San Francesco? Qualcuno sta pensando che è opportuno che San Francesco non resti una cattedrale nel deserto, come forse sta per diventare la Chiesa del Crocifisso? In effetti a pensarci bene, la Fondazione con il Sud ha impiegato non pochi quattrini per il restauro e la messa in sicurezza. Il sindaco ha sempre parlato che lì dovrebbe sorgere un Laboratorio urbano, senza però mai chiarire di cosa si tratta. Esiste un progetto reale o è solo “annucite”?
La politica però, usa ancora la cultura come specchietto per le allodole. Scollata ormai dalla Comunità, viaggia verso lidi che nessuno ha capito non tenendo conto dei fini istituzionali, in particolare dei due musei. Si cambiano le regole solo sulla parola, nessuno ha il coraggio di cambiare lo Statuto, per esempio del Museo Civico.  Per farlo, in effetti, bisognerebbe averlo letto e studiato e avere il coraggio e le idee chiare di come farlo. La politica tace, quella che amministra e quella che ha smesso di fare opposizione. Nessun progetto, nessuna programmazione che tenga conto dei bisogni della Comunità e della crescita culturale che certamente rischia di non esserci.  Di chi sono dunque le mani che stanno sulla cultura? Chi è la mente che opera e gestisce il tutto? Che cosa resterà delle nostre Istituzioni culturali e del sogno di molti di fare di Castelbuono un museo diffuso? Un luogo aperto alle contaminazioni, ma che non nasconde o dimentica la sua storia e le sue tante bellezze architettoniche?  
Tra circa un anno ci sarà la campagna elettorale e vedrete che nei comizi si lanceranno strali contro chi ha amministrato, si prescriveranno ricette innovative e appassionate sulla cultura. Si farà solo in quella sede dove, in molti, dovranno cercare di convincere i cittadini che il progetto migliore è quello che hanno in tasca. Sarà forse troppo tardi, chi, infatti, non fa il suo dovere ora, nel ruolo che riveste, sarà, dopo, solo una figura come tante che dirà qualcosa, ma che avrà contribuito a compromettere quanto di buono nel passato è stato fatto. La politica, anche e in particolare modo, si fa sempre, ogni giorno, non solo durante le elezioni, solo così si può lasciare il segno nelle nuove generazioni e non dimenticare quelle che fin qui ci hanno portato. Educare al senso civico si chiama.
Bisogna dunque ringraziare Il Prof. Camillo Palmeri, le due associazioni che hanno fatto bene a organizzare questo importante incontro, con il quale abbiamo ancora una volta avuto la conferma che discutere di storia e di arte è uno incipit da cui nessuno può e deve sentirsi escluso. La cultura se non giunge a tutti, se ha non ha come fine quello di creare una coscienza civile, non è tale, è solo offesa al passato e odierna vetrina.



Nessun commento:

Posta un commento