“Cultura
significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia
sia consapevole della dignità. L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è
offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a
nulla”.
(Oriana Fallaci)
(Oriana Fallaci)
Nei
giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di partecipare alla conferenza del Prof.
Camillo Palmeri dal titolo “1316-2016. I momenti fondamentali del prestigio
Castelbuonese”, incontro organizzato dalle due associazioni storiche di
Castelbuono, Auser e Ceres. La conferenza molto partecipata si è tenuta alla
Sala delle Capriate della Badia di un sabato pomeriggio. Il Prof. Palmeri
ancora una volta con la sua importante preparazione unita a passione, ci ha
condotto in un viaggio lungo settecento anni che ha visto Castelbuono meta e
anche crocevia di tante storie e popoli. Bizantini, Ebrei, Spagnoli, Normanni,
Arabi. Attraverso l’aiuto di fotografie abbiamo potuto toccare con mano la posa
della prima pietra del Castello, le gesta di Francesco I Ventimiglia fondatore
di Castelbuono, quelle di Giovanni I “padre putativo” degli arieti di Bronzo
portati fin qui dal Castello di Maniaci di Siracusa. E ancora, la Venere
Ciprea, le strade, i giardini, il belvedere, i vicoli, le fontane, le chiese. Al
centro di tutta la disquisizione lei, la Reliquia di Sant’Anna, vera “arma
segreta” della conservazione del Castello e punto di riferimento da sempre di
tutta la Comunità.
Camillo
Palmeri è un uomo appassionato della sua Castelbuono e non perde occasione per
insegnarci quanto è bella la nostra storia, così vicina e così tessuta insieme con
altre storie che in Sicilia si sono consumate. E’ stato un momento importante
per chi era lì e che ha potuto ascoltare anche storie che non sempre si
tramandano. Quello che però è stato subito evidente erano le assenze importanti
e la sede della conferenza. Un tema così importante per la nostra Comunità
com’è che non è stato prodotto dal Museo Civico? Com’è che la conferenza si è
tenuta alla Sala delle Capriate e non, com’era giusto che fosse, nella Sala del
Principe del Castello della Ventimiglia alla presenza di tutta la dirigenza del
Museo Civico? A dire il vero quella dirigenza era assente anche alla Sala delle
Capriate; assenti erano anche tutti i consiglieri comunali, quasi tutti gli
assessori, mancava in particolare quello alla cultura. Assenti erano tutti i membri
dei CdA delle Istituzioni comunali. A pensarci bene, anche in moltissime altre
occasioni le amministrazioni delle Istituzioni culturali sono assenti, così
come la politica. Quello che viene in mente a questo punto è, che fine ha fatto
il Tavolo tecnico delle Istituzioni comunali? Passato inosservato per
l’Istituzione museale il Cinquantesimo anniversario della nascita del Museo
Civico, non era forse questa un’occasione per dimostrare che almeno non sono
del tutto perduti i fini istituzionali del Museo? Che forse non dobbiamo temere
che sia solo una galleria di arte contemporanea così come ce ne sono tante in
ogni città? Solo dalla conoscenza e dal rispetto della storia si può creare
quel progetto culturale che tenga conto della diffusione dell’arte, dei
progetti di restauro, della divulgazione dei tesori che, qui, in molti angoli e
luoghi sono conservati da secoli. Non ci risulta ci siano, infatti, allo studio
progetti di ricerca sul patrimonio artistico e storico. E’ stato totalmente
abbandonato quello relativo alla pubblicazione sullo studio e la storia del
reliquario di Sant’Anna?
Eppure
l’Amministrazione fa sempre un gran parlare di eventi culturali. Ma se la
memoria non ci inganna, solo il Centenario della donazione del Teschio di Sant’Anna
alla popolazione e il Bicentenario della nascita di Francesco Minà Palumbo sono
stati eventi organizzati in modo corale da tutte le Istituzioni culturali che
hanno avuto grande successo e hanno saputo coinvolgere le scuole, le altre
Istituzioni pubbliche e tutta la cittadinanza. Qual è, dunque, il progetto
culturale per Castelbuono se in incontri così importanti, e non solo, la politica tutta è assente? Come potrà
Castelbuono traghettare le future generazioni a traguardi culturalmente
rilevanti se non c’è considerazione per la storia? E’ mai possibile che il
successo, (così c’è raccontato), degli eventi culturali sia solo legato alle
inaugurazioni più o meno partecipate e non sia invece un processo lungo e
meditato in cui l’insegnamento e la divulgazione del nostro patrimonio
culturale sia punto fondamentale? Tanti sono gli interrogativi legati anche al
Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo che a breve dovrebbe trasferirsi a
San Francesco. E’ già allo studio un progetto per l’organizzazione interna
della collezione? Si è già pensato come fare fruire i visitatori che dal
Castello dovranno andare a San Francesco? Qualcuno sta pensando che è opportuno
che San Francesco non resti una cattedrale nel deserto, come forse sta per
diventare la Chiesa del Crocifisso? In effetti a pensarci bene, la Fondazione
con il Sud ha impiegato non pochi quattrini per il restauro e la messa in
sicurezza. Il sindaco ha sempre parlato che lì dovrebbe sorgere un Laboratorio
urbano, senza però mai chiarire di cosa si tratta. Esiste un progetto reale o è
solo “annucite”?
La politica però, usa ancora la cultura come specchietto per
le allodole. Scollata ormai dalla Comunità, viaggia verso lidi che nessuno ha
capito non tenendo conto dei fini istituzionali, in particolare dei due musei.
Si cambiano le regole solo sulla parola, nessuno ha il coraggio di cambiare lo
Statuto, per esempio del Museo Civico. Per
farlo, in effetti, bisognerebbe averlo letto e studiato e avere il coraggio e
le idee chiare di come farlo. La politica tace, quella che amministra e quella
che ha smesso di fare opposizione. Nessun progetto, nessuna programmazione che
tenga conto dei bisogni della Comunità e della crescita culturale che
certamente rischia di non esserci. Di
chi sono dunque le mani che stanno sulla cultura? Chi è la mente che opera e
gestisce il tutto? Che cosa resterà delle nostre Istituzioni culturali e del
sogno di molti di fare di Castelbuono un museo diffuso? Un luogo aperto alle
contaminazioni, ma che non nasconde o dimentica la sua storia e le sue tante
bellezze architettoniche?
Tra circa un anno ci sarà la campagna elettorale e vedrete
che nei comizi si lanceranno strali contro chi ha amministrato, si
prescriveranno ricette innovative e appassionate sulla cultura. Si farà solo in
quella sede dove, in molti, dovranno cercare di convincere i cittadini che il
progetto migliore è quello che hanno in tasca. Sarà forse troppo tardi, chi,
infatti, non fa il suo dovere ora, nel ruolo che riveste, sarà, dopo, solo una
figura come tante che dirà qualcosa, ma che avrà contribuito a compromettere
quanto di buono nel passato è stato fatto. La politica, anche e in particolare
modo, si fa sempre, ogni giorno, non solo durante le elezioni, solo così si può
lasciare il segno nelle nuove generazioni e non dimenticare quelle che fin qui
ci hanno portato. Educare al senso civico si chiama.
Bisogna dunque ringraziare Il Prof. Camillo Palmeri, le due
associazioni che hanno fatto bene a organizzare questo importante incontro, con
il quale abbiamo ancora una volta avuto la conferma che discutere di storia e
di arte è uno incipit da cui nessuno può e deve sentirsi escluso. La cultura se
non giunge a tutti, se ha non ha come fine quello di creare una coscienza
civile, non è tale, è solo offesa al passato e odierna vetrina.
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