“Ti proteggerò
Dalle paure delle ipocondrie,
Dai turbamenti
Che da oggi incontrerai per la tua via,
Dalle ingiustizie
E dagli inganni del tuo tempo,
Dai fallimenti
Che per tua natura normalmente attirerai”
F. Battiato
Innanzi
tutto cosa è la cura? Essa non è un principio, non si avvale perciò di regole
generali o di principi primi; essa è, invece, una predisposizione orientata
verso qualcuno o verso qualcosa e proprio il suo essere orientata, la fa essere
una pratica, quella del vivere.
La pratica è
sempre un’azione e la cura è l’azione nata con i nostri pensieri, con le nostre
emozioni verso qualcosa cui siamo naturalmente portati.
Quando ci
prendiamo cura di un nostro caro o quando svolgiamo con cura il nostro lavoro altro,
non facciamo che svolgere un’azione finalizzata al bene non tanto nostro,
quanto quello del soggetto che beneficia della nostra attenzione.
Prendersi
cura dell’altro ci rende delle creature speciali, capaci di mettere l’altro al
centro dei nostri pensieri e infine di metterlo nelle condizioni di fare del
beneficio che gli doniamo, una decisione che alla fine lo porterà a prendersi
esso stesso cura di sé.
Tutti gli
esseri umani sperimentano nella vita momenti in cui hanno bisogno che qualcuno
si prenda cura di loro, si avverte questo maggiormente nei momenti più
difficili o per meglio dire di bisogno, perché la richiesta di cura è sempre un
bisogno, di qualcosa, di qualcuno che ci faccia stare bene.
Così la cura
diventa una necessità universale della natura umana: il bambino ha bisogno di
cura per crescere, l’allievo ha bisogno di cura per imparare, la persona amata
ha bisogno della cura del proprio caro per sentirsi vivo, l’amico ha bisogno
della nostra cura per vivere senza sentirsi solo.
Come la
pianta, che per crescere e vivere ha bisogno dell’acqua, così, l’uomo ha
bisogno della cura, intesa come amore, come attenzione per vivere.
Non è solo
l’universalità che rende la cura importante per la vita di tutti noi, è anche
la sua necessità: essa è necessaria, nessuno può vivere senza essere “aiutato”
dalla pratica di cura e il suo essere necessario fa parte sia della vita fisica
sia di quella emotiva.
Il gioco che
ne nasce, è fatto allora di uno scambio continuo di energia positiva di empatia
che regola e arricchisce la vita interiore di ogni essere umano, quando ciò avviene,
si assiste al famoso “scambio di amorosi sensi” di poetici natali e chi ha la
fortuna di viverlo diviene un essere speciale.
Non c’è cosa
più bella al mondo che avere qualcuno di cui prendersi cura, con amore e
dedizione; una mia amica mi dice sempre che nella vita tutto deve essere
regolato dall’amore e quindi dalla sua intensità, mi dice anche che pure i
piatti vengono meglio se lavati con amore. .
Se questo
scambio manca, allora la cura non può esserci e quindi il soggetto che ne ha
bisogno non può beneficiare di tanto amore, lo scambio quindi è alla base della
pratica di cura;
Attenzione
non è uno scambio che deve necessariamente essere alla pari, anzi la cura è più
efficace e intesa se è “ a fondo perduto”.
Oggi trovare
o vedere questa pratica è sempre più difficile. Il mondo che cambia
continuamente e che ci fa essere sempre più egotisti, perché sempre più
antagonisti gli uni con gli altri, non da modo di sperimentare quanto beneficio
e quanto sentimento si celi dietro questa semplice ma preziosa pratica.
Groenhout
scriveva: “ La cura è finalizzata, nella sua prospettiva ideale, a promuovere
il pieno benessere intellettuale, emozionale, spirituale e fisico di
chi-riceve-cura; essa ha luogo in un contesto di strutture sociali che
incoraggiano lo sviluppo delle capacità di dare e di ricevere cura”.
Alla base di
questa definizione c’è la visione di un mondo regolato da una fitta rete di
relazioni sociali, che se andassero vissute veramente ci darebbero un mondo
nuovo, pieno di speranza e di correttezza etica, tutte cose che al momento sono
difficili da trovare.
Il segreto è
sempre lo stesso, come per l’amore, nella cura bisogna fermarsi e aspettare che
qualcuno si accorga di noi e di quello di cui abbiamo bisogno.
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