martedì 2 febbraio 2016

Le Braci di Sandor Marai

Alle domande più importanti che la vita ci impone si finisce, quasi sempre, a rispondere è con la vita stessa. La nostra intera esistenza è segnata da fatti, persone, avvenimenti innumerevoli, però ci sono alcune circostanze che la segnano profondamente.  Non sono sufficienti le parole che spendiamo nel momento stesso in cui ci accade qualcosa, ma le risposte vengono con il tempo. Ci vuole pazienza e perseveranza, memoria certamente. Non dimenticare. Questo è il filo conduttore che tesse tutto il libro di Sandor Marai. Tradimento, amore, bellezza, giovinezza e infine vecchiaia e verità sono i condimenti per una storia profonda, dai legami forti e indissolubili che solo il tempo e l’insistenza del cuore hanno saputo conservare. Attende il marito di 2vendicare” il suo amore perduto, attende di farlo nel momento in cui non c’è più nulla da fare. L’amore della sua vita è morto, però egli ha adesso la possibilità di dire ciò che sapeva all’amico che lo ha tradito. Non è un semplice tradimento matrimoniale, c’è di mezzo l’amicizia e tutto quello che la vita ha concesso di vivere ai protagonisti. Seduti uno di fronte all’atro davanti ad un camino, bevendo qualcosa di buono, comincia quello che è possibile descrivere come un flusso di coscienza. Il fuoco arde e alla fine si spegne. Non è fuoco quello che non fa dormire la notte il marito, ma sono braci. La lucidità del marito e insieme la sua fermezza rendono il confronto un dialogo, mai uno scontro. Forse in cuor suo sa, che l’amico ha reso felice la moglie. Non è un uomo cornuto che tace pur sapendo, è un uomo che si è trovato a vivere una situazione a tratti assurda, complicata, amara. Lo fa però con quella posatezza che non lo lascia mai. Così, come le braci che mai si spengono, il suo pensiero è uno solo, rivendicare il suo ruolo e la consapevolezza che sempre lo ha legato agli altri due protagonisti. L’amicizia, come ricorda Cicerone è superiore alla parentela che in ogni momento può essere messa in discussione. L’amicizia è forse più forte dell’amore.  La figura della moglie emerge solo nel racconto del marito, l’altro uomo per lo più tace, ascolta. Un libro bellissimo che vale la pena leggere perché insegna, suo malgrado, che i sentimenti vanno al di là delle convenzioni, che hanno bisogno di tempo, di silenzio anche per crescere ed essere vissuti. E’ la vita stessa che da le risposte agli interrogativi che essa stessa ha generato. Così dovrebbe essere per tutti.
Testo
“Il castello era un mondo a sé stante, come quei grandi e sfarzosi mausolei di pietra in cui languono le ossa di intere generazioni e si dissolvono le vesti funebri di seta grigia o panno nero di donne e uomini vissuti in altri tempi. Esso racchiudeva in sé il silenzio, come un recluso che vegeti esanime sulla paglia marcescente di un sotterraneo, con la barba lunga, vestito di stracci e coperto di muffe. Racchiudeva anche la memoria, la memoria dei defunti, che si annidava nei recessi più occulti, così come i funghi, le mucillagini, i pipistrelli, i ratti, gli insetti si annidano nelle cantine umide dei vecchi edifici. Le maniglie delle porte conservavano il tremito di una mano, l’emozione dell’attimo in cui essa aveva esitato a completare il suo gesto. Ogni dimora in cui le passioni abbiano investito con violenza gli uomini si riempie di questa sostanza caliginosa.”…
“Vienna, l’Impero, ungheresi, tedeschi, moravi, cechi, serbi, croati e italiani, formavano un’unica grande famiglia, e all’interno di questa ciascuno intuiva in segreto che l’unico in grado di mantenere l’ordine, in quella marea di desideri, inclinazioni e passioni tumultuose, era l’imperatore, che era contemporaneamente sergente maggiore in servizio perpetuo e maestà, funzionario statale con i coprigomiti in lustrino e grand seigneur, bifolco e sovrano”…
 “L’amico, così come l’innamorato, non si aspetta di veder ricompensati i suoi sentimenti. Non esige contropartite per i suoi servizi, non considera la persona eletta come una creatura fantastica, conosce i suoi difetti e l’accetta così com’è, con tutto ciò che ne consegue.” “L’uomo e il suo destino si realizzano reciprocamente modellandosi l’uno sull’altro. Non è vero che il destino si introduce alla cieca nella nostra vita: esso entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato, facendoci da parte per invitarlo a entrare. Non c’è infatti essere umano abbastanza forte e intelligente da saper allontanare, con le parole o con i fatti, il destino infausto che deriva, secondo una ferrea legge, dalla sua indole e dal suo carattere”


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