Alle domande più
importanti che la vita ci impone si finisce, quasi sempre, a rispondere è con
la vita stessa. La nostra intera esistenza è segnata da fatti, persone, avvenimenti
innumerevoli, però ci sono alcune circostanze che la segnano profondamente. Non sono sufficienti le parole che spendiamo
nel momento stesso in cui ci accade qualcosa, ma le risposte vengono con il
tempo. Ci vuole pazienza e perseveranza, memoria certamente. Non dimenticare.
Questo è il filo conduttore che tesse tutto il libro di Sandor Marai.
Tradimento, amore, bellezza, giovinezza e infine vecchiaia e verità sono i
condimenti per una storia profonda, dai legami forti e indissolubili che solo
il tempo e l’insistenza del cuore hanno saputo conservare. Attende il marito di
2vendicare” il suo amore perduto, attende di farlo nel momento in cui non c’è
più nulla da fare. L’amore della sua vita è morto, però egli ha adesso la
possibilità di dire ciò che sapeva all’amico che lo ha tradito. Non è un semplice
tradimento matrimoniale, c’è di mezzo l’amicizia e tutto quello che la vita ha
concesso di vivere ai protagonisti. Seduti uno di fronte all’atro davanti ad un
camino, bevendo qualcosa di buono, comincia quello che è possibile descrivere
come un flusso di coscienza. Il fuoco arde e alla fine si spegne. Non è fuoco
quello che non fa dormire la notte il marito, ma sono braci. La lucidità del
marito e insieme la sua fermezza rendono il confronto un dialogo, mai uno
scontro. Forse in cuor suo sa, che l’amico ha reso felice la moglie. Non è un
uomo cornuto che tace pur sapendo, è un uomo che si è trovato a vivere una
situazione a tratti assurda, complicata, amara. Lo fa però con quella posatezza
che non lo lascia mai. Così, come le braci che mai si spengono, il suo pensiero
è uno solo, rivendicare il suo ruolo e la consapevolezza che sempre lo ha
legato agli altri due protagonisti. L’amicizia, come ricorda Cicerone è
superiore alla parentela che in ogni momento può essere messa in discussione. L’amicizia
è forse più forte dell’amore. La figura
della moglie emerge solo nel racconto del marito, l’altro uomo per lo più tace,
ascolta. Un libro bellissimo che vale la pena leggere perché insegna, suo
malgrado, che i sentimenti vanno al di là delle convenzioni, che hanno bisogno
di tempo, di silenzio anche per crescere ed essere vissuti. E’ la vita stessa
che da le risposte agli interrogativi che essa stessa ha generato. Così
dovrebbe essere per tutti.
Testo
“Il castello era un mondo a sé stante, come quei
grandi e sfarzosi mausolei di pietra in cui languono le ossa di intere
generazioni e si dissolvono le vesti funebri di seta grigia o panno nero di
donne e uomini vissuti in altri tempi. Esso racchiudeva in sé il silenzio, come
un recluso che vegeti esanime sulla paglia marcescente di un sotterraneo, con
la barba lunga, vestito di stracci e coperto di muffe. Racchiudeva anche la
memoria, la memoria dei defunti, che si annidava nei recessi più occulti, così
come i funghi, le mucillagini, i pipistrelli, i ratti, gli insetti si annidano
nelle cantine umide dei vecchi edifici. Le maniglie delle porte conservavano il
tremito di una mano, l’emozione dell’attimo in cui essa aveva esitato a
completare il suo gesto. Ogni dimora in cui le passioni abbiano investito con
violenza gli uomini si riempie di questa sostanza caliginosa.”…
“Vienna, l’Impero, ungheresi, tedeschi, moravi,
cechi, serbi, croati e italiani, formavano un’unica grande famiglia, e
all’interno di questa ciascuno intuiva in segreto che l’unico in grado di
mantenere l’ordine, in quella marea di desideri, inclinazioni e passioni
tumultuose, era l’imperatore, che era contemporaneamente sergente maggiore in
servizio perpetuo e maestà, funzionario statale con i coprigomiti in lustrino e grand seigneur, bifolco e
sovrano”…
“L’amico,
così come l’innamorato, non si aspetta di veder ricompensati i suoi sentimenti.
Non esige contropartite per i suoi servizi, non considera la persona eletta
come una creatura fantastica, conosce i suoi difetti e l’accetta così com’è,
con tutto ciò che ne consegue.” “L’uomo e il suo destino si realizzano
reciprocamente modellandosi l’uno sull’altro. Non è vero che il destino si
introduce alla cieca nella nostra vita: esso entra dalla porta che noi stessi
gli abbiamo spalancato, facendoci da parte per invitarlo a entrare. Non c’è
infatti essere umano abbastanza forte e intelligente da saper allontanare, con
le parole o con i fatti, il destino infausto che deriva, secondo una ferrea
legge, dalla sua indole e dal suo carattere”
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