“Chi nel successo diventa
presuntuoso
non sa più ascoltare nessuno,
diventa incapace di leggere la realtà
e confida solo nella sua arroganza”
Enzo Bianchi
non sa più ascoltare nessuno,
diventa incapace di leggere la realtà
e confida solo nella sua arroganza”
Enzo Bianchi
Chi
di noi non ha mai incontrato nella vita un arrogante? Il tempo stesso che
stiamo vivendo è arrogante in se stesso. Lo viviamo ogni giorno, chi parcheggia male la propria auto bloccando il
traffico, chi non rispetta le code negli uffici pubblici, chi vuole primeggiare
su tutto a discapito di tutti. L’arrogante è in mezzo a noi, sempre. Al primo
sguardo sembra forte, invincibile, con i suoi modi tende a dividere le persone
per primeggiare. Calpesta la dignità di chiunque e non mostra rispetto per il
pensiero altrui. E’ spesso litigioso nei modi così come nella parole. Detesta
che qualcuno possa emergere e lo impedisce con ogni mezzo. Ogni giorno assistiamo a dichiarazioni irresponsabili
e anche violente che denotano un impoverimento culturale ormai quasi
inarrestabile. Non ci sono più i tempi consentiti da una conversazione civile
seppur di idee opposte. L’arrogante schiaccia le idee diverse dalle sue con
qualsiasi mezzo. Quello che dovrebbe preoccuparci di più è quando l’arrogante è
un politico, colui che detiene il potere di “fare” o “non fare” le cose. Lo
abbiamo visto, le sorti del nostro Paese, sono state legate e lo sono tutt’ora
a personaggi che perseguono solo la loro affermazione. Essi hanno la capacità
di impoverire la cultura di convivenza civile, dando segnali egocentrici e del
tutto sbagliati. Non è facile individuare il vulnus che crea l’arrogane perché,
parlando alla pancia e non alla mente, attecchisce in chi vuole che le
“proprie” esigenze vengano messe in primo piano. Quanto è falso tutto questo.
Creare un nemico, aizzare sulle insofferenze, rendere divisivi i cittadini. “Divide
et impera” è il suo motto. Ma perché lo fa l’arrogante? Egli è di solito, un
uomo che si arroga il diritto di scegliere sempre il meglio, di non sbagliare
mai e di ergersi a capo-popolo senza però averne le capacità intellettuali. Non
è mai roso da nessun dubbio. Conosce i propri limiti, ma non ammettendoli li
usa a suo favore. Sembrerebbe un controsenso, m questo è alla base del tempo
barbarico che stiamo vivendo. L’incapacità di sapere ascoltare, di dare una
lettura sbagliata della società, si tramutano in scelte scellerate anche nella
gestione dei soldi pubblici. Confidando solo nella sua arroganza, sceglie il
metodo più veloce per non scontentare nessuno e per premiare gli istinti più
bassi, che non hanno bisogno di convincimento culturale, “Mala tempora
currunt”.
Non
sappiamo come andrà a finire, ma sarebbe bello se ognuno facesse la nostra
parte, sarebbe immensamente positivo se scegliessimo persone perbene e non
quelle che sembrano le più “simpatiche”. Il vivere civile non ha bisogno di battute
dette per pura propaganda, ma di capacità e visione. Cominciamolo a farlo nei
nostri piccoli centri, con la fortuna, come dice qualcuno “che ci conosciamo
tutti”…